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Vittorio Colao, la verità sulla sua investitura alla guida della task force: "Dopo tanti 'no grazie', chi l'ha convinto"

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Vittorio Colao, intervistato dal Corriere della sera, svela come è stato chiamato a dirigere la fase 2 dell'emergenza coronavirus. Prima però nega di voler prendere il posto del premier, come molte indiscrezioni politiche rivelano: "Non ho nessuna intenzione di fare politica. Mi è stato chiesto di aiutare a gestire una fase complicata, con un gruppo di persone esperte di diverse materie". Poi rivela che fu Conte a chiamarlo: "Stavo passeggiando in giardino, qui a Londra si può. Ho chiesto due ore per avvisare la General Atlantic, cui dedicavo metà del mio tempo, e le altre società cui collaboravo. Mi hanno risposto: of course, naturalmente puoi e devi fare qualcosa per il tuo Paese. Alla fine tornerò al mio lavoro. Molti manager l' hanno fatto, in molti Paesi; solo in Italia si pensa che vogliano fare politica. Sono state scritte anche altre inesattezze".

 

 

Dagospia però racconta che le cose andarono in maniera diversa. L'investitura arrivò dopo tanti rifiuti e solo dopo l'intervento del Quirinale: "Dopo vari ‘’no, grazie”, Colao accettò l’idea del Quirinale dopo una telefonata di Mattarella. Conte temeva di essere oscurato dal super manager e nicchiò giorni prima di dar vita alla Colao-force". Che il rapporto non sia dei migliori con Conte, Colao lo svela nella risposta al Corriere della sera sulle mancate riaperture di negozi e bar e chiese: "Non sono di competenza del nostro comitato, sono decise dal governo sulla base di input sanitari. noi siamo advisor…”

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