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Rocco Commisso, l'unico italiano che guadagna al tempo del Coronavirus

Rocco Commisso alla Fiorentina

L'imprenditore nominato nella hit capitanata da Bezos dei miliardari più miliardari

Francesco Specchia
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C’è qualcosa di sciamanico nell’arte di far soldi dalle grandi crisi. Eppure, mentre il Coronavirus miete le sue vittime (solo in Usa bruciati 9000 miliardi di dollari e in 22 milioni chiedono sussidi di disoccupazione; in Italia previsti fino a 641 miliardi di euro di perdite nell’economia) svettano, al mondo, una decina di miliardari sempre più miliardari.

 Secondo la ricerca Billionaire Bonanza 2020 pubblicata dall’Institute for Policy Studies , Jeff Bezos, proprietario di Amazon, con patrimonio di 43 miliardi ora ne ha introitati altri 23; e guida la classifica dei magnifici otto al mondo che, nella tragedia del Covid, hanno guadagnato almeno un miliardo di dollari. Dopo Bezos e nomi prevedibili come Elon Musk, Eric Yuan  fondatore della piattaforma Zoom, entrambi 3 miliardi, e Steve Ballmer di Microsoft (2), ecco stagliarsi all’ottavo posto nella hit una figura discreta, apparentemente sotto la cresta dell’onda: Rocco Commisso. Il quale ha visto aumentare il patrimonio di 1,09 miliardi di dollari (1 miliardi di euro) mentre i concorrenti annaspavano.  Commisso, 69 anni, una faccia e una storia da film rooseveltiano alla Frank Capra a cui peraltro assomiglia, è un calabrese figlio di falegname, emigrato da giovane negli States che vanta un doppio passaporto e convive con l’allure da eroe dei due mondi. Quando sbarcò a Firenze, per la sua tendenza all’ubiquità sviluppata tra il Mediterraneo e l’Atlantico venne battezzato, con calibrata ironia, “il Commisso viaggiatore”. Lui non se la prese e ne fece un punto un punto di forza cosmopolita. Commisso è sì da qualche mese il proprietario della Fiorentina; e proprio oggi, senza reticenze sfidando la Curva Fiesole ha annunciato che probabilmente Federico Chiesa “non rimarrà in maglia viola”. Ma è pure – e soprattutto- il fondatore di Mediacom Communications uno dei maggiori provider di Tv via cavo al mondo. Per capirci. La sua azienda conta ricavi costantemente in crescita: oggi ha 4.500 dipendenti al servizio di 1,4 milioni di clienti in 22 Stati, con ricavi annuali per circa 2 miliardi di dollari. La rivista Forbes scrive che Commisso la creò in un momento di sconvolgimenti del settore, sia per i nuovi regolamenti federali, sia per l’aumento di prezzi e della concorrenza che spaventavano i piccoli operatori via cavo spingendoli a vendere: “Mentre altri saltavano lui sfruttò circa 3 milioni di dollari - la sua piccola fortuna - per iniziare a comprare le linee di cavi più economiche disponibili, concentrandosi sui mercati secondari in Stati come Iowa e Georgia”. E fu una mossa vincente. Non si può neppure dire che l’impennata del suo patrimoinio in tempo di crisi sia il frutto di finanza speculativa. Tutt’altro. Che sia sentita o meno, la spiccata tendenza agli affari etici (e alle donazioni, come ricordo e memento delle povertà giovanile) non l’ha mai abbandonato. Commisso, figlio d’una valigia di cartone e arrivato negli States con famiglia senza spiccivcare una parola d'inglese, qui ha fatto tutti gli studi fino alla borsa di studio della Columbia University a cui è rimasto legatissimo: l'Università nel 2013 gli ha intitolato il proprio stadio di calcio, in virtù, appunto, delle sue molte donazioni. Dopo aver lavorato nella Bank of Canada, è stato per 9 anni il direttore finanziario di Cablevision, acquistata da Time Warner nel 1995. E, nel frattempo s’è specializzato nel salvare squadre di calcio gloriose ma oramai decotte come i  New York Cosmos di Pelè e Beckenbauer. E, per dire, Commisso, fedele proprio al suo ideale da american dream, non ha mai dimenticato le origini; al punto da donare al paesello natio Gioiosa Jonica -che non frequenta da una dozzina d’anni-  10mila mascherine anti Covid distribuite gratuitamente. Non gli si può dir nulla: Commisso parla chiaro e pensa limpido. E il motivo del suo nuovo miliardo di euro in tempi in cui l’economia mondiale è Dresda sotto i bombardamenti non ha alcuna opacità né retropensiero.

 Semplicemente la sua Mediacom è una Telco, una società di comunicazione a bassi costi e alta fruizione che ha avuto la botta di culo di vivere appieno la controindicazione della pandemia: crollo dell’economia reale e incremento esponenziale dell’economia virtuale dalle piattaforme digitali a quelle tv. Trattasi, banalmente, di un italiano superiore alla media…

 

 

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