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Massimo Giletti contro Bonafede: "Il boss Graviano mi minacciava in carcere, in un Paese normale il ministro mi avrebbe avvisato"

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"Vado avanti nonostante le minacce mafiose". Massimo Giletti, intervistato dalla Stampa, ribadisce lo sconcerto per quanto accadutogli in questi mesi. Dal carcere, il boss Filippo Graviano tuonava contro il conduttore de Non è l'Arena, da sempre in prima fila contro la mafia e di recente decisivo nella campagna contro le scarcerazioni facili per i capi di Cosa Nostra: "Non scassi la minchia", è l'intercettazione-choc di Graviano. "In un Paese normale il ministro mi avrebbe avvisato", taglia corto Giletti, tra l'amareggiato e il preoccupato.  

 

 

 

"È grave apprendere informazioni così delicate da un giornale piuttosto che dallo Stato e dalle istituzioni competenti. Pretenderei una maggiore attenzione da parte di chi ha sulla sua scrivania questo tipo di informazioni", spiega Giletti a La Stampa. Sono venuto a conoscenza di quel dialogo - dice riferendosi alle parole di Graviano - leggendo Repubblica. Lo ritengo grave. Quelli degli agenti del Gom sono ascolti che risalgono a maggio, ora siamo a luglio: non mi pare proprio normale che io non ne abbia saputo nulla. In questa storia quello che pesa è per l'ennesima volta il silenzio delle istituzioni competenti". Giletti spiega di aver preso atto della telefonata di solidarietà ricevuta dal ministro grillino Alfonso Bonafede, con cui era arrivato ai ferri corti le scorse settimane: "Sono contento che lo abbia fatto, ma ribadisco che forse avrei dovuto sapere prima delle minacce del boss Graviano nei miei confronti".

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