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Coronavirus, Roberto Burioni catastrofista: "Presente la Spagna?", la sua profezia sul contagio

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Oggi nel match allarmisti vs ottimisti vincono i primi. L'ultimo punto, dopo l'intervento del virologo Massimo Galli, che annuncia per l'autunno scenari critici, lo segna un altro virologo: Roberto Burioni che invita gli italiani a "non abbassare la guardia" ma soprattutto a "non scherzare con i numeri il virus è pronto a ripartire come accaduto in Spagna". Un appello ai cittadini ai, ai quali riconosce di aver fatto "sforzi sovrumani" grazie ai quali "stanno riuscendo a uscire da questo incubo di morte. Ma il virus circola ancora ed è pronto a ripartire, come peraltro ha fatto in Spagna, dove il clima e lo stile di vita non sono certo troppo diversi dal nostro", avverte. Come regolarsi? "Insomma - suggerisce Burioni, il cui silenzio-stampa auto-imposto è ormai un lontano ricordo - dobbiamo ricominciare a vivere la nostra vita, a lavorare, a vederci e a divertirci. Ma non possiamo permetterci di ignorare alcune semplici e basilari norme di protezione reciproca. Uno di questi è il portare sempre la mascherina negli ambienti affollati".

 

 

Ricorda poi l'importanza dei "numeri" con i quali "non si scherza", riferendosi ai dati  sui morti in Italia nel periodo più duro dell'emergenza Covid-19. A confermare l'impennata è uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine, riportato da Burioni sul portale Medical Facts.  Lavoro che evidenzia "il devastante impatto del Covid-19 sulla mortalità generale. Numeri su cui riflettere di fronte alle incognite che ancora permangono", è l'invito dell'esperto che bolla alcune discussioni di questi giorni come "sterili e inutili", come quelle di chi continua "a dibattere se chi è deceduto è morto 'con il coronavirus' o 'per il coronavirus'". Discussione "surreale" per Burioni. 

Lo scienziato spiega che basta guardare il grafico uscito sulla rivista scientifica per capire perché. "Mostra quante persone sono morte in 1.689 comuni italiani (più del 20% del totale) nei primi mesi degli anni dal 2015 fino al 2020". Ebbene, "fino alla settimana del 23 febbraio 2020 le persone morivano esattamente nella stessa misura degli anni precedenti. Da quel momento il numero dei morti si è impennato. Negli anni precedenti morivano mediamente 4-5mila persone a settimana; dal 15 al 28 marzo abbiamo superato i diecimila decessi a settimana. Il fatto che questi morti in eccesso siano stati per lo più uomini e siano stati concentrati in Lombardia, suggerisce fortemente che questo eccesso di morti sia legato al coronavirus", evidenzia Burioni. 

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