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Gregoretti, Bruno Vespa sul processo a Matteo Salvini: "C'è in gioco la credibilità dello Stato"

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Come previsto, la procura di Catania ha subito chiesto l'archiviazione per Matteo Salvini nel corso della prima udienza del processo Gregoretti. E nel giorno del via alla farsa, dalle colonne de Il Giorno, Bruno Vespa dice la sua sul processo, ricordando in premessa come "il procedimento ha avuto uno sviluppo singolare. La Procura di Catania aveva chiesto il proscioglimento di Salvini, il Gip ha ordinato l'imputazione coatta e a quel punto il pm ha dovuto mandarlo dinanzi al Parlamento. Qui, come è noto, la nuova maggioranza di governo lo ha spedito a giudizio davanti al Gup". E il Gup, ora - nonostante la richiesta di archiviazione della procura - può stabilire il rinvio a giudizio per Salvini.

 

Il conduttore di Porta a Porta ha le idee chiare: "Se la Procura non smentisse se stessa, oggi il giudice potrebbe trovarsi dinanzi all'accusa e alla difesa che gli chiederebbero di non procedere", esattamente quello che è successo. E dopo aver archiviato la questione giuridica, Vespa si concentra su quella "politica". Il giornalista ripercorre quanto accaduto con la nave Diciotti e la Gregoretti, con l'allora ministro dell'Interno Salvini che ritardò lo sbarco dei migranti a bordo "per sollecitarne la redistribuzione nei paesi europei. Cosa che avvenne soltanto dopo il blocco. È difficile sostenere che questa - giusta o sbagliata - non sia stata una decisione politica". Vespa poi ricorda come nel Regno Unito, "Boris Johnson ha minacciato di fare la stessa cosa e nessuno si è sognato di fargli fare, nel caso, la stessa fine di Salvini".

 

E ancora, mister Porta a Porta rimarca come quando era al governo col M5s, a Salvini fu evitato il giudizio per il caso Diciotti, "pure essendo i due casi assolutamente identici". Dunque, le conclusioni: "Giudichi il lettore se la sorte di un ministro dell'Interno che rischia 15 anni di carcere per una decisione politica può essere appesa a maggioranze variabili che giudicano secondo la convenienza del momento. Qui non è in gioco Salvini, ma la credibilità dello Stato", conclude Bruno Vespa.
 

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