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Bruno Vespa, lo scontro Giuseppe Conte-Beppe Grillo e il legittimo sospetto su Di Maio: "Schegge di Andreotti"

 Bruno Vespa

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Se "la politica è un virus per il quale non esiste cura, né vaccino", scrive Bruno Vespa nel suo editoriale su Il Giorno, Giuseppe Conte "difficilmente tornerà all'insegnamento universitario se questo fine settimana non ci sarà la difficilissima ricomposizione con Beppe Grillo". I segnali non sono buoni: "Ai re Magi che ieri pomeriggio (venerdì 25 giugno, ndr) sono andati a trovarlo (Patuanelli, Licheri, Taverna) Conte è apparso offeso e determinato a non cedere al diktat di Grillo". E in questo scenario, avverte il direttore di Porta a Porta, Luigi Di Maio si prepara a scaldare i motori.

 

 

"Un capo - del M5s o di qualsiasi altro partito - ha il diritto all'ultima parola", osserva Vespa. E "Conte ha scoperto che questa spetterebbe all'Elevato. In questo senso bisogna prendere atto che il M5s è insieme con la Santa Sede l'unica monarchia assoluta d'Occidente. Una parte del Movimento - specie i senatori - spingono perché Conte, se rompesse con Grillo, faccia una sua lista alle prossime elezioni". Con enormi difficoltà ma "la tentazione è forte. E' un discorso interessato, quello dei senatori, perché un gruppetto avrebbe la possibilità di sopravvivere alla mannaia del secondo turno che risparmierebbe (con buon senso) una dozzina di Elevatini".

 

 

In queste "ore di grande confusione", conclude Vespa, "il personaggio più lucido della compagnia è Luigi Di Maio". Quando il giornalista lo ha intervistato nel 2013 ha pensato che "avesse qualche scheggia del Dna di Andreotti. In otto anni le schegge si sono irrobustite. Preso atto che la leadership di un partito complicato come il M5s è incompatibile con il ministero degli Esteri, Di Maio si è dimesso da capo politico un anno e mezzo fa e da allora mangia pop corn assistendo al rosolamento del povero Crimi, allo scontro tra Conte e Casaleggio e alla sostanziale implosione del Movimento. Adesso bisogna ricostruirlo". Un compito che "fino a ieri sembrava assegnato a Conte. Ma se Conte mollasse, l'Elevato chiamerebbe Di Maio sommerso di complimenti, mentre sull'ex premier piovevano insulti".

 

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