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Gabriella Carlucci, l'accusa alle sorelle Milly e Anna: "Il libro che non mi fanno scrivere", un grosso caso in famiglia

Annamaria Piacentini
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Gabriella, Milly e Anna, sono le sorelle Carlucci. Figlie di un generale dell'Esercito hanno sempre seguito le regole imposte dalla vita. E dalla famiglia. Niente colpi di testa. In un'atmosfera rigida, ma di grande serenità hanno fatto le loro scelte. Insomma, donne in gamba, brillanti e decise come i loro personaggi. Peccato che di Anna si siano perse le tracce, perché quando ha fatto il suo ingresso nel mondo dello spettacolo piaceva molto al pubblico. Era bella e aveva anche talento nella regia. Milly, invece, è sempre sulla cresta dell'onda grazie alla sua prorompente professionalità. Gabriella? È un fiume in piena. Bella come Milly e Anna, ha iniziato la sua carriera nel 1983 con la trasmissione Portobello, condotta da Enzo Tortora. Da lì è stato un susseguirsi di successi, fino ad arrivare al festival di Sanremo. Ma la tv forse le andava un po' stretta e nel '94 si è iscritta a Forza Italia. La vita politica le piaceva. E soprattutto puntava alla difesa delle donne. Venne eletta anche sindaco di Margherita di Savoia, cittadina in provincia di Barletta-Andria e Trani . E deputato della Repubblica dal 2001 al 2013.

 

 

 

Gabriella, perché ha lasciato la politica?

«Ho lasciato Forza Italia in un periodo difficile, mi sentivo molto in crisi. Sono andata nell'Udc, perché dal punto di vista valoriale rispettava le mie idee. Vengono dalla vecchia Dc e il Centrodestra è appoggiato a pieno titolo. Infatti mi hanno sempre sostenuta. Facendo politica ho imparato tanto, e il Parlamento mi è stato utilissimo».

In che senso?

«Ho avuto modo di utilizzare ciò che assorbivo. È stato come aver fatto tre Università insieme».

Prima forse... ma oggi?

«Oggi è difficile. La politica si è trovata a fronteggiare problemi enormi con l'arrivo della pandemia. Non si può giudicare comodamente seduti sul divano dicasa. Anche se certe cose danno fastidio, bisogna viverli questi momenti. Io l'ho fatto, ho cercato di migliorare le cose, di aiutare andando incontro a tutte le richieste. Spero di esserne stata capace».

Qual è la qualità che si riconosce?

«Quella di non mollare mai l'obiettivo che mi sono prefissa. Dovrebbe essere così per tutte le donne».

Ha fiducia in Draghi?

«Sì, ne ho molta. Ora ha un'occasione unica al mondo: i fondi del Recovery Fund che arrivano dall'Unione Europea. È un piano nazionale di ripresa e l'Italia è la prima beneficiaria. Anche il Centrodestra ha competenze alla stesura del piano».

 

 

 

Quando era in politica aveva proposto di istituire un'anagrafe nazionale per i minori non accompagnati che sbarcano in Italia...

«Che fine ha fatto, me lo chiedo anch' io! Ora che succede di questa gente? Il problema è serio e i bambini stringono il cuore. Ma chi se ne deve occupare è anche l'Europa, non solo l'Italia».

Intanto, lei batte per il cinema e crea nuovi festival. Quando è nata questa passione?

«Credo da sempre. Pensi alla località di Marettimo dove si svolge il festival del cinema, nato grazie a Cettina Spadaro. Ho scoperto quest' isola bellissima delle Egadi quando ero bimba. Andavo in barca con la mia famiglia, avevo 12 anni. Mi è piaciuta subito e non l'ho mai dimenticata».

È andata bene questa seconda edizione del festival?

«Benissimo. Pensi che sull'isola ci sono 150 abitanti, durante il periodo del festival sono arrivate 800. persone. Ma era un turismo consapevole, felice di poter partecipare a questo appuntamento. Andati via loro l'isola è nuovamente vuota. Con Cettina Spadaro che è il cuore del festival, voglio fare sempre di più per questo luogo che è tra i miei ricordi più belli».

Gabriella, a settembre riparte nuovamente con altri due festival: in Spagna e a Belgrado: ce ne parla?

«C'è sempre uno scambio culturale, e il cinema ne è il protagonista. Sia in Spagna (dal 10 al 14) che a Belgrado (dal 18 al 22), porto le migliori produzioni italiane. E i film spagnoli e serbi arrivano da noi per far conoscere i giovani talenti, che in questi paesi, come in Italia, esistono. Hanno entrambi prospettive internazionali, tra cui quella della commercializzazione delle migliori opere prime e seconde».

Lei è una bellissima donna. È stato difficile arrivare sino a qui senza accettare compromessi?

«Non sono mai stata abituata al compromesso e come donna non ci sto. Con il mio carattere non riesco ad accettare certi discorsi, devo ribellarmi. Ho realizzato tutto da sola. Non è stato facile, ma ne sono orgogliosa. Quando sono andata all'Ambasciata, prima spagnola e poi in quella della Serbia, ho esposto le mie idee sul cinema internazionale. Ero sola, e nessuno aveva fatto una telefonata per raccomandarmi. Temevo che qualcuno mi avesse ricevuto solo per pura cortesia. Allora sarebbe tutto finito».

Invece?

«Il mio progetto è piaciuto e mi hanno detto: "Sì, ti aiutiamo". Mi sono messa subito al lavoro e i risultati sono davvero positivi. Mi considero una frenetica, ma sono fatta così, quando c'è qualcosa da risolvere, mi metto subito all'opera".

Tutti hanno un sogno nel cassetto. Qual è il suo?

«Mi piacerebbe scrivere una storia sulla mia famiglia, ma so già che le mie sorelle non saranno mai d'accordo. Eppure è una storia così bella! Mio padre era un generale dell'Esercito, mia madre una donna splendida. Ci hanno insegnato l'amore, l'aiutarsi in ogni circostanza, essere sorelle per sempre. Li ringrazio per ciò che mi hanno regalato e per l'esempio che hanno dato a me, Milly e Anna. Non li dimenticherò mai!». 

 

 

 

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