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CartaBianca, schiaffo di Paolo Mieli a Mario Draghi sull'obbligo vaccinale: "Perché nei paesi civili non c'è?"

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Frena anche Paolo Mieli sull'obbligo vaccinale. Nonostante il via libera, a parole, del premier Mario Draghi e l'inizio della terza somministrazione contro il coronavirus, Mieli si dice scettico. "Perché l’obbligo vaccinale non è stato introdotto da Paesi più civili del nostro? - è la domanda che si pone durante la puntata del 7 settembre di CartaBianca -. Io non mi porrei degli obiettivi irrealizzabili. I vaccinati non finiscono in terapia intensiva e non muoiono". Una posizione quella dell'editorialista del Corriere della Sera in studio su Rai 3 a fianco di Bianca Berlinguer, già ribadita.

 

 

Giorni fa Mieli aveva perso la pazienza proprio sull'obbligo vaccinale in occasione della sua ospitata a In Onda: "Sì al green pass, ma bisogna essere civili e rispettare chi ha dubbi". Poi, incalzato dalla conduttrice Concita De Gregorio, il giornalista non aveva usato mezzi termini per rimarcare la sua posizione: "È ovvio che quella è una scusa per costringere la gente a vaccinarsi. Dire che non si può fare vita sociale, non si può andare nei ristoranti o sui mezzi di trasporto è un incentivo a vaccinarsi. Una persuasione nemmeno troppo occulta". 

 

 

Altrettanto dubbioso Mieli lo è nei confronti del Green pass che arriva addirittura a paragonare alla fallimentare app Immuni ideata dal Conte bis: "Se non ci sono sanzioni che senso ha? Molti oltretutto dicono che alcuni non riescono a verificare il certificato fuori dai locali. Vedrete che a ottobre se ne parlerà di meno". Il suo timore, condiviso con tanti altri, è quello che il certificato verde dia una certezza in più, faccia vivere più serenamente gli italiani: "È pericoloso perché le persone si danno alle orge pensando che basta il Green pass per stare tranquilli". 

 

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