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Vittorio Sgarbi e la pallavolista decapitata, gli estremi rimedi: "Con questi barbari l'unico dialogo sono le bombe"

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Un caso che, tra i molti di cui ci arrivano notizie dall'Afghanistan talebano, ha sconvolto più degli altri. Per certo ha sconvolto Vittorio Sgarbi. Ma procediamo con ordine. La vicenda, drammatica e orribile, è quella di Mahjubin Hakimi, pallavolista di 18 anni che sarebbe stata brutalmente uccisa a Kabul dai talebani. Decapitata. Una notizia confermata dall'Indipendent Persian. La sua "colpa"? Quella di aver giocato a pallavolo senza lo hijab, insomma senza coprirsi il volto. Una bestialità, un orrore che lascia interdetti. 

 

Per inciso, la notizia ha trovato conferma anche in una foto, postata dai tagliagole talebani. E ancora, le parole dell'allenatrice Suraya Afzali, citata sotto pseudonimo dalla stampa per evitarle ritorsioni: "I talebani hanno decapitato una mia giocatrice". Una storia di ordinario orrore, in Afghanistan. Si pensi che lo scorso agosto un'altra pallavolista era stata ammazzata a colpi di pistola per la medesima "colpa". Già, perché alle donne è vietato lo sport.

 

Una vergogna, un orrore, una bestialità contro la quale, come detto in premessa, si scatena Vittorio Sgarbi. Il critico d'arte lo fa rilanciando sui suoi profili social un articolo che riporta la vicenda. Un articolo che introduce con un breve, e durissimo, commento: "Pallavolista afghana decapitata dai talebani perché giocava senza hijab. Con questi barbari il solo dialogo sono le bombe", taglia corto Vittorio Sgarbi. Già: a mali estremi, estremi rimedi.

 

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