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Andrea Scanzi, pioggia di querele per "Sfascistoni": accuse gravissime, chi lo porta in tribunale

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Antonio Rapisarda
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Nei prossimi giorni Andrea Scanzi dovrà dimostrare di avere talento a "scansarsi" dal record di querele a cui è candidato ufficialmente con la sua ultima fatic...mmm, il suo libercolo: il fantomatico «manuale di resistenza a tutte le destre» ribattezzato, ma guarda un po' la fantasia, "Sfascistoni". Le due prime due sono state annunciate dagli animatori di Nazione Futura: Francesco Giubilei e Daniele Dell'Orco. Due giovanissimi - un editore e uno scrittore, collaboratore pure di Libero - appassionati di cultura conservatrice (fra i "pericolosi" riferimenti Margaret Thatcher, Roger Scruton e Tolkien), freschi di partecipazione al Festival del Libro di Torino e dell'inaugurazione dell'omonimo centro studi a Roma: per l'influencer del Fatto Quotidiano, invece, sarebbero nient' altro che «giovani fascistelli in erba travestiti da para-intellettuali», intenti a gestire non librerie e circoli culturali ma «un hub di pulsioni fasciste».

 

 

Prove a sostegno di queste gravi accuse? Nessuna (ma proprio nessuna) a parte il copia-incolla (sic!) delle biografie dei due dove, in realtà, si parla di lauree, di buone scuole, di docenze e impegno dedicato a produrre collane editoriali e convegni. E proprio questa sembrerebbe essere l'ennesima "colpa" per Scanzi che li ha apostrofati come esponenti dell'«estrema destra colta (sempre ammesso che tale asserzione non sia un ossimoro)» su cui vigilare per vedere «che aria tira e tirerà». Nei suoi confronti tirerà di certo aria di querele, come ha assicurato a Libero Francesco Giubilei. «Oltre l'insulto e la diffamazione nei miei e nei nostri confronti - siamo operatori culturali senza tessere di partito e nessuna attinenza con i neofascisti - è incredibile tutta l'operazione editoriale portata avanti da Scanzi». Secondo l'editore infatti non siamo di fronte a un'inchiesta - con note, bibliografia, riferimenti - ma «a un disarmante e sgangherato dossieraggio su persone messe lì a caso».

Non vi è nessuna validità di carattere scientifico nel pamphlet, insomma, «ma solo l'interesse ad accomunare anche chi si occupa di cultura con improbabili personaggi: il tutto per attaccare i maggiori leader della destra (Meloni e Salvini, ndr)». Il risultato è una lista di proscrizione. «Non solo questo rappresenta un danno di immagine per noi e perla nostra attività, ma finiamo additati così da un giornalista che ha un seguito enorme sui social». Morale? Si parla tanto di clima d'odio, guardando strumentalmente a destra, «e invece abbiamo la conferma che il campione di questa deriva è proprio Scanzi».

 

 

Daniele Dell'Orco, da parte sua, oltre a ribadire la querela in partenza torna sulle velleità censorie del "metodo Scanzi": «Lo scopo dei giornalisti militanti alla Scanzi è quello di mascherare, sotto la veste dell'ironia e del vezzeggiativo, etichette come "fascista" che servono a silenziare chi non la pensa come loro». Su tutti questi l'invito della firma del Fatto è applicare una sorta di cancel culture sociale: «Invece di confrontarsi - e lo invitiamo a farlo su qualunque piattaforma preferisce -, preferisce "abbattere" personalmente le persone che lui ritiene pericolose». Un atteggiamento anticulturale da cui, secondo Giubilei e Dell'Orco, dovrebbero prendere le distanze soprattutto gli intellettuali "veri": «A partire da quelli di sinistra, che ancora tengono al confronto delle idee, e invece si ritrovano dalla stessa parte dello steccato ideologico di uno pseudo-intellettuale che fa della volgarità e del copia-incolla i suoi cavalli di battaglia».

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