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Mauro da Mantova, "la spocchia al Pronto soccorso". Morto di Covid, i suoi ultimi giorni: "Infermieri insultati e derisi"

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Nuovi sconvolgenti dettagli sugli giorni di vita di Maurizio Buratti, meglio noto come Mauro da Mantova. "Interventista" quasi quotidiano a La Zanzara, l'irriverente talk di Radio24 condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, il 61enne carrozziere era no vax e negazionista convinto, oltre che sostenitore delle peggiori teorie complottiste.

 

 

 

Dopo esserci contagiato, aveva rivelato con orgoglio durante un collegamento di andare in giro con 38 di febbre e chiari sintomi del Covid per Curtatone, il Paese in provincia di Mantova dove abitava, per fare "l'untore". Dopo pochi giorni dalla sua folle "provocazione", l'uomo è finito ricoverato in condizioni disperate nell'ospedale di Borgo Trento a Verona, dove è morto dopo circa tre settimane di agonia.

 

 


 

 

"Abbiamo fatto tutto il possibile", spiega amareggiato al Corriere della Sera il direttore del reparto dell'ospedale, Enrico Polati. "Abbiamo fatto di tutto e di più, è rimasto in rianimazione 22 giorni ma la malattia è stata inesorabile". Mauro da Mantova, deceduto il pomeriggio del 27 dicembre, era rimasto no vax e negazionista fino alla fine, fino a quando la lucidità lo ha assistito.

 

 

 

 

"La spocchia che mostrava in radio - rivela una delle infermiere che lo hanno assistito, scorata - è appena il 10% di quella che ha fatto vedere di persona quando è arrivato in Pronto soccorso. Era una persona, e lo abbiamo curato con ogni mezzo. Ma siamo stanchi di essere derisi e insultati da chi deve poi ricorrere a noi quando si trova con l’acqua alla gola". Una storia limite, certo, ma non isolata.

 

 

 

Sono decine in queste settimane le testimonianze del personale sanitario che conferma le reazioni inconsulte dei no vax ricoverati e convinti di essere vittime di un grande complotto sanitario, politico e sociale. Per tanti che si pentono delle loro teorie strampalate e pericolosissime, c'è purtroppo anche chi resta fermo sulle proprie posizioni, arrivando a insultare i medici e sfasciare i caschi dell'ossigeno degli ospedali. 

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