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Tg2, Piergiorgio Giacovazzo "ha scelto di restare": Kiev bombardata, fiato sospeso in Rai

Gianluca Veneziani
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È in prima linea ed è l'ultimo dei cronisti Rai rimasti a Kiev, nel fulcro della guerra. La scelta di Piergiorgio Giacovazzo, giornalista del Tg2 che ha deciso restare nella capitale ucraina, nutre il suo senso del dovere di un valore ulteriore, che riguarda il carattere di "missione" connesso a questo mestiere. Stare al fronte o comunque dove piovono bombe e arrivano gli spari dell'artiglieria dovrebbe essere, in generale, il rischio cui si sottopone un inviato di guerra. Ma spesso prevalgono, e in modo ragionevole, gli interessi di preservare la propria incolumità, di non diventare vittima della guerra, oltre a esserne testimone e narratore in tempo reale.

 

 

È più importante la Notizia o la Vita? E fin dove ci si può spingere per documentare il fischiare dei proiettili e il fragore delle bombe in diretta? Giacovazzo non si è posto la domanda, o forse se l'è posta, ma ha scelto di rispondere comunque presente, cercando di tutelarsi senza rinunciare al suo ruolo di volto e voce dal teatro del conflitto. È rimasto lì, solo giornalista della Rai, in compagnia degli inviati della Cnn. Da volontario, avendo lasciato il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano la libertà ai propri cronisti di restare o meno in Ucraina. Ha fatto una scelta simile un altro inviato della testata di RaiDue, Leonardo Zellino, lui di stanza in una città poco a nord di Kiev, Novohrad. Ci vuole fegato per mettere in pericolo la propria pelle, d'accordo. Ma ci vuole anche fiuto e consapevolezza che lì si farà la Storia, o almeno un pezzo di storia contemporanea. Dalle vie devastate della capitale ucraina Giacovazzo, in servizio permanente ormai per tutti i notiziari Rai, compreso il Tg1, racconta la tenacia quotidiano di quegli uomini e quelle donne che scelgono di non lasciare il proprio Paese. E anzi si mettono a disposizione per aiutare civili e forze di sicurezza, come quel ristoratore che, pur col locale chiuso, mette a disposizione 250 pasti al giorno per esercito e polizia, senza farsi pagare nulla, ma accettando solo materie prime per preparare, tra le altre cose, della pasta alla bolognese.

Giacovazzo si aggira tra le macerie, i palazzi sfondati e scavati dopo i raid aerei russi, e raccoglie le testimonianze di chi, in modo disperato oppure per non perdere l'ultima speranza, torna nella propria casa semidistrutta per riprendere gli ultimi pezzi di vita, prima di andare via. E poi si addentra nelle viscere di Kiev, scende nei sotterranei della metropolitana, «la più profonda del mondo», rifugio ideale dai bombardamenti dove si sono radunati già 15mila cittadini ucraini, tra cui tantissime donne, 80 neonati, 600 animali domestici, ma nessun uomo in età matura tra i 20 e i 60 anni, perché «sono tutti al fronte», richiamati dalla coscrizione obbligatoria in tempo di guerra. Scene di dolente umanità che si sommano agli scenari geopolitici e alle indiscrezioni belliche. Giacovazzo l'altro giorno ha raccontato di un'operazione di combattenti ceceni mirata a eliminare il presidente Zelensky, ma bloccata dalle milizie ucraine, grazie a una soffiata dei servizi segreti russi, evidentemente non fedeli a Putin.

 

 

Raccontare dal campo è una missione speciale ma non impossibile per Giacovazzo, da un anno al servizio della redazione Esteri del Tg2, dopo essersi occupato per lungo tempo di cronaca, con una rubrica dedicata ai Motori. Un'esperienza che sta facendo fruttare nelle strade di Kiev, dopo la mole di esperienza accumulata in redazione, di cui è parte da 25 anni, e alla conduzione del Tg delle 13. Le nozze d'argento con la sua professione, ora consacrate dalla sua avventura più difficile e più gratificante, sono il prodotto anche di un modello in famiglia. Piergiorgio è figlio di Giuseppe, giornalista pugliese, conduttore del Tg1 e poi direttore indimenticato della Gazzetta del Mezzogiorno. È grazie al papà che Piergiorgio deve avere avuto un esempio su come svolgere al meglio questo mestiere. In cui la dedizione a volte diventa sacrificio e il sacrificio sa tingersi di vene di eroismo.

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