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Vladimir Putin, la variabile del cancro: così la malattia dello zar può stravolgere la guerra, lo scenario

Filippo Facci
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La vita è una malattia terminale, e la tentazione di buttarla sul patologico è quasi una malattia a sua volta: prendete per esempio un personaggio storico che è stato descritto clinicamente come paranoico, psicopatico nevrotico sull'orlo della schizofrenia, sadico con esplosioni di furore isterico, cancerofobo, impotente, malato di voyeurismo e da una forma estrema di masochismo, con evidente morbo di Parkinson, depressione, sessodipendenza, ipertensione, con problemi alle coronarie, emicrania, arterite, turbe della vista, ipospadia (la malformazione del meato uretrale) e infine infezioni urinarie e pina bifida occulta: si chiamava Adolf Hitler, ma il saperlo malato non ha mai consolato nessuno. Ora, senza che il paragone stia in piedi da nessun punto di vista, la civiltà medicalizzata ha cercato di raccontarci che «Putin ha un tumore alla tiroide» e che questo spiegherebbe chissà che cosa. Perché il titolare di un tumore alla tiroide, per esempio, sente la vita sfuggirgli: e allora invade l'Ucraina.

 

 


Se poi l'indiscrezione ha origine da un media indipendente russo, Proekt, ecco che il clamore viene maggiormente accreditato: «Vi mostriamo l'elenco dei medici che accompagnano il presidente nei suoi viaggi», si legge nell'articolo. Eh sì, perché i medici avrebbero visitato per un lungo periodo, in passato, quando «apparentemente aveva problemi alla schiena», e in tempi più recenti avrebbe chiesto «uno specialista in cancro alla tiroide che è andato a trovarlo 35 volte a Sochi», nella sua villa. Proext era un sito d'inchiesta (chiuso l'anno scorso e poi evidentemente riaperto) che ha una nuova costola che si chiama Agentsvo, e che ha pubblicato a sua volta una «mega inchiesta» sulla salute del leader russo; avrebbe incrociato testimonianze, apparizioni pubbliche e soprattutto medici che lo hanno seguito in certi periodi: e il verdetto è che il presidente russo nel 2017 ebbe probabilmente un cancro alla tiroide, come detto.

 

L'impressione, di primo acchito, è che i media russi siano giovani in democrazia e faciloni anche in giornalismo, ma sufficientemente esperti da sapere che tutto l'Occidente avrebbe abboccato: «Dall'inizio del primo mandato di Putin, il Cremlino iniziò a nascondere informazioni sulla salute dell'allora giovane presidente, anche quando cadde da cavallo, ferendosi alla schiena», si legge nell'inchiesta. «L'anziano Putin è accompagnato da un vasto team di medici, tra cui un chirurgo specializzato in cancro alla tiroide», spiega Proekt. Come se fosse atipico che un grandi leader o zar o satrapo mondiale sia seguito da squadre di medici che lo monitorano regolarmente perché semplicemente questi grandi capi possono permetterselo; come se non potesse essere che Putin abbia avuto un principio di tumore alla tiroide, cinque anni fa, e ora semplicemente non ce l'abbia più; come se in ogni caso giustificasse dei comportamenti dopo 23 anni ininterrotti al potere.

 

 


MA NON SI SPIEGA NULLA
La smentita del Cremlino fa testo come tutto il resto, e resta interessante solo per brevità; l'ex direttore dell'Eco di Mosca, Alexei Venediktov, ha chiesto al portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: «Vladimir Putin non ha il cancro?» «Sì», ha risposto Peskov, per dire no, non ce l'ha. Lo riferisce la Pravda su Twitter, citando quanto riportato. È davvero tutto qui, e, anche se ci fosse molto di più, nulla potrebbe giustificare una volontà bellica. Non più di quanto potrebbe giustificarlo apprendere che Putin, persino lui, è un esemplare di homo sapiens e perciò ha l'impronta genetica e antropomorfa dello scimpanzè, dedito a uccidere i propri simili per motivi legati a territorio, lotta per le femmine o anche futili motivi.


LIBERO ARBITRIO
Per il resto è da una vita che provano a giustificare le azioni di piccoli e grandi uomini con piccole e grandi malattie. Con depressioni più o meno latenti hanno cercato di spiegare anche i peggiori omicidi, salvo scoprire che era un grande depresso anche Abramo Lincoln e che non per questo divenne il sedicesimo presidente degli Stati Uniti, e neppure perché della stessa malattia aveva sofferto tutta la sua famiglia. Così pure non furono (solo) la depressione e l'alcolismo a spiegare la letteratura di Edgar Allan Poe, e neppure che il padre l'abbandonò quando aveva solo un anno: altrimenti sarebbe da spiegare la compatibilità tra letteratura e le forme gravi di depressione quali afflissero Charles Dickens, Lev Tolstoj, Virginia Woolf ed Ernest Hemingway, che si sottopose pure ad elettroshock. Restando alla politica e alla depressione, Hitler a parte, dovremmo poi aggiungere Martin Luther King e un certo Winston Churchill: se poi estendessimo le patologie, scopriremmo la mortalità umana e forse persino il libero arbitrio, ciò che sfugge talvolta all'impronta genetica: qualcosa di patologico, sì, ma che ebbe inizio quando la scimmia di Kubrick (2001, Odissea nello spazio) rifuggì i semplici istinti e impugnò il suo famoso osso, quello che in Vladimir Putin ha preso la forma di un missile. 

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