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Non è l'arena, Massimo Giletti e il veleno di Selvaggia Lucarelli: "Immagini durissime dal fronte", la foto delle scarpe

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Dagli a Massimo Giletti. Nelle ultime settimane uno dei passatempi più diffusi (e criticabili) è criticare il conduttore di Non è l'arena per aver scelto di trasferirsi a Odessa, sul fronte della guerra in Ucraina. E tra le più agguerrite e velenose c'è sicuramente Selvaggia Lucarelli, che da tempo dopo essere stata ospite negli studi di La7 e aver rotto polemicamente con il giornalista non perde occasione per punzecchiarlo.

 

 



In particolare nelle ultime ore ecco due "chicche". Su Instagram la Lucarelli pubblica pochi secondi di diretta in cui Giletti litiga con dei soldati ucraini nell'hotel di Odessa da dove si collegato domenica sera. "Twenty five seconds, ok. Don't worry be happy ok? (venticinque secondi, ok. Non preoccupatevi, state sereni)". "Comunque, nella tragedia, ringraziamo Massimo Giletti che 'don't worry be happy' alla sicurezza ucraina", commenta sarcastica. E su Twitter, ecco un altro affondo, assai più feroce: la foto di Giletti sul campo, in Ucraina, con ai piedi un paio di scarpe da ginnastiche di marca, molto chic. "Immagini durissime dal fronte", chiosa Selvaggia, ricevendo molti commenti in linea con il suo pensiero ma anche tanti appunti. "Critica feroce al pur pessimo ma del tutto irrilevante Giletti, difesa a spada tratta di Orsini e alla sua facoltà di sparare min***te in nome della libertà d'espressione, pulci ripetute alla comunicazione "artefatta" di Zelenski", sottolinea un utente.

 

 

 



A questo punto, molto più calzante l'opinione di Corrado Formigli, conduttore di PiazzaPulita e collega di Giletti a La7: "Io credo che il collegamento in esterna debba portare un valore aggiunto e oggi quel valore aggiunto è il reportage dai luoghi che non riusciamo a raggiungere e conoscere, risvolti della guerra che non sono stati ancora mostrati - ha spiegato a Fanpage -. Penso che oggi il ruolo di un conduttore sia quello di stare in studio e far lavorare i propri inviati da lì. Trovo meno interessante l’idea di andare lì per dire di esserci. Qualora dovessi andarci, mi piacerebbe fare qualcosa che gli inviati non sono stati in grado di fare, prendermi anche dei rischi che non mi sentirei di far correre ai miei inviati. È il motivo per cui non mi è venuto in mente di partire, ma è la mia linea sulla guerra, fermo restando che ognuno ha la propria sensibilità e lo rispetto profondamente".

 

 

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