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Federico Rampini? "Se ci fossi stato io...", il delirio di onnipotenza di Carlo De Benedetti

 Federico Rampini

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Federico Rampini, che era lo storico corrispondente de La Repubblica è stato allontanato da Gedi dall’oggi al domani ma, spiega Carlo De Benedetti, in una intervista a Tpi, "non avrebbe mai lasciato Repubblica, se fossi stato io il presidente. Non ci avrebbe neanche pensato...". Peccato che Rampini se ne sia andato per traslocare al Corriere della Sera, non un giornale qualunque.

 

 

Tant'è. L'ingegnere parla anche della vendita de L’Espresso: "Il mio pensiero lo conoscete tutti. Non c'è bisogno che io lo esprima. È chiaro che è associato a un grande dispiacere, legato alla storia del nostro Paese del dopoguerra. L’Espresso ha raccontato l’Italia repubblicana, quindi è un grande patrimonio del Paese. L’ha raccontato con colori vivaci, talvolta anche un po’ urticanti, pero se uno guardasse l’archivio dell’Espresso ci troverebbe la storia degli ultimi 70 anni".

"Sul fatto che oggi non esistano, o esistano rari esempi di stampa libera", prosegue De Benedetti, "mi pare evidente, non lo metterei neanche in discussione. Forse il gruppo editoriale piu indipendente è quello tedesco di Axel Springer.  Vedo che in Francia si sta creando una concentrazione intorno a Bollorè. Credo che la nascita di iniziative come Domani, siano delle mosche bianche, diciamoci la verità".

 

 

Di certo c'è un serio problema di rapporto tra media e affari, "bisognerebbe che non fosse consentito di fare l’editore a chi ha dei prevalenti interessi economici in altri settori. È tutto li". Poi certo, ammette, "io sono stato un editore con prevalenti interessi in altri campi, non c’e dubbio. La mia è stata una scelta individuale: quella di rispettare il giornale. Infatti questo viene riconosciuto da quelli che hanno lavorato in quel giornale. Ma sulla carta la collusione c’era". 

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