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Enrico Mentana, la profezia sulle elezioni: "Ecco cosa succederà"

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Enrico Mentana prova a ipotizzare come finiranno le elezioni e quindi come sarà il prossimo governo: "Nordio alla giustizia, Tajani agli esteri, Giorgetti allo sviluppo economico, Cingolani confermato alla transizione ecologica, un tecnico all'economia, con buona pace di Tremonti. Se inaspettatamente vincesse il fronte opposto sarebbe arduo perfino indicare il premier poiché si candiderebbero Letta, Calenda, Renzi e Conte, sarebbe un bel casino". dice in una intervista a ItaliaOggi il direttore del TgLa7. 

Secondo Mentana, Giorgia Meloni è in testa nei sondaggi perché si è posta come alternativa: "È lo stesso fenomeno che portò nel 2018 al 32% il M5s. Lei è riuscita a cancellare l'immagine negativa che aveva FdI, non a caso ha dato spazio nelle liste ai moderati del centrodestra, ci sono Tremonti, Pera, Nordio. Dall'opposizione ha tenuto una linea più atlantista e antirussa di Fi e Lega. Non la si può accusare di essere amica di Putin, la stessa cosa non si può dire di Salvini, Berlusconi, Conte. Poi è diventata leader dei conservatori europei, che è l'alleanza a destra del partito popolare europeo, dentro cui però non c'è Orbàn. Quindi anche in sede Ue è stata accorta nelle scelte". 

 

 

Ma attenzione, prosegue il direttore perché la vittoria della Meloni non è una certezza: "Di scontato non c'è nulla in politica, soprattutto ai giorni nostri, coi cambiamenti repentini che avvengono e con una situazione internazionale con una guerra, la crisi energetica, l'inflazione. Ma mentre il centrodestra si presenta compatto sull'altro fronte non si capisce neppure chi è il leader. Va aggiunto che la Meloni, piaccia o meno, è l'unica novità che offre la politica. Quattro delle principali sei forze politiche sono guidate da ex presidenti del Consiglio: Berlusconi, Letta, Conte, Renzi. Quindi abbiamo da tutte le parti dell'usato sicuro ma l'elettore forse cerca altro, anche se non bisogna nascondere qualche preoccupazione".

Per quanto riguarda il Terzo Polo, osserva Mentana, "non credo che Calenda e Renzi continueranno a stare insieme dopo le elezioni. Hanno fatto questo accordo che definirei di sopravvivenza, soprattutto per Renzi. Calenda è come Braccio di ferro, irascibile, ha una forte soggettività, non è disposto a dividere la scena e infatti Renzi ha dovuto defilarsi. Possono attrarre il voto utile per chi esce dal centrosinistra ma non vuole votare a destra, un elettorato accorto, riformista, riflessivo ma se non riescono a intercettare anche i moderati del centrodestra faranno poca strada, non credo arriveranno al 10% mentre la radicalizzazione spingerà il Pd oltre il 20%. Tra l'altro non prevedo ci sarà molto astensionismo".

 

Infine, sul M5s, il direttore prevede un drastico ridimensionamento perché l'elettorato li vedeva "come forza di opposizione mentre nella legislatura hanno governato prima con la Lega poi col Pd e infine con tutti. Inoltre c'è stato il drammatico errore di offrire al centrodestra le elezioni anticipate in un momento di debolezza del centrosinistra. Mi pare che ora Conte cerchi di recuperare un'immagine di movimento alternativo e riuscirà a superare il 10%, pescando in parte nello stesso elettorato di Calenda e Renzi, che quella percentuale se la sognano. Mi passi una battuta: un antipatico e meglio di due".

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