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Michela Murgia, la scrittrice per cui dare della "bast***" alla Meloni è cultura

Hoara Borselli
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Michela Murgia, l'autrice del libro Stai Zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più edito da Einaudi, ci aveva rifilato un mortificante decalogo sulle frasi proibite da rivolgere alle donne. Già basterebbe il titolo per offendere il genere femminile, ma questo ben rappresenta la visione che la paladina delle donne ha delle portatrici sane del suo stesso sesso. Salita in cattedra, con il dito puntato e quell'aria da intellettuale che si porta dietro come un accessorio imprescindibile, ha voluto redarguire il maschio su cosa dire o meno alle povere donne spogliate per lei della totale capacità di intendere e volere. Maschi, non vi azzardate più a rivolgere frasi come «ormai siete dappertutto», capito?

E perché mai, mi chiedo io ignorantemente? Cosa c'è di così mortificante in questa esternazione? Ce lo spiega la Murgia con queste parole che risultano più incomprensibili della denuncia stessa: «Contare è essenziale e rivoluzionario, perché rileva immediatamente il tasso di biodiversità sociale e quindi di giustizia». Tutto chiaro? A me no, ma sono di destra e non sono femminista quindi è chiaro che non colgo certe finezze lessicali. Poi guai a rivolgersi dicendo «Come hai detto che ti chiami?» Oppure «Signora o signorina». Attenzione anche ai «brava» e ai «bella», pericolosissimi complimenti usati dal patriarcato per stabilire la propria superiorità sessuale nella gerarchia del pensiero. Che schifo questo patriarcato! Però "bastarda" si può dire. Avete capito bene, rivolgersi ad una donna soprattutto sedi destra e soprattutto se si chiama Giorgia Meloni, appellandola come bastarda è lecito e guai a non difendere il maschio che l'ha pronunciata.

 

 

 

L'ATTACCO

Soprattutto se quel maschio si chiama Roberto Saviano e durante il salotto di Piazza Pulita su La 7 disse: «Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle Ong. "Taxi del mare". "Crociere"... ma viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così?». Ci sarà un processo per diffamazione nei confronti della leader di Fratelli d'Italia, ce lo ha fatto sapere la Murgia dalle colonne dell'Espresso. Per solidarizzare con la donna offesa? No! «Il 15 novembre c'è il rinvio a giudizio di Saviano, reo di aver detto una parola contraria a Meloni e Salvini sulla responsabilità dei morti nel Mediterraneo».

L'insulto che diventa magicamente «parola contraria» perché evidentemente si vergogna anche lei a ripeterlo. La parola contraria diventa addirittura "cultura": «Il primo gesto di Meloni da presidente del Consiglio» scrive la Murgia, «potrebbe dunque essere quello di portare alla sbarra un intellettuale di fama internazionale che le ha espresso dissenso. A quell'udienza ci sarò anche io. Voglio vederla in faccia questa destra che appena sente la parola cultura mette mano alla querela». Tra un colto della borghesia napoletana e una sottoproletaria della cintura romana, chi è dalla parte della cultura? C'è in questa vicenda una questione seria: il linguaggio. Come può venire in mente a un'intellettuale di sinistra di definire chiunque "bastarda"? Cosa vuol dire bastarda? È la traduzione dall'americano della parola bastard. Bastard in America vuol dire figlio di puttana. È semplicemente un modo per insultare con violenza un'altra persona. Prima che il termine fosse importato dagli Stati Uniti, in Italia la parola bastardo, o bastarda, veniva usata solo per gli animali, in particolare i cani che non fossero di razza pura. Razza pura, capito? Il problema non è che bastardo è una parola che rappresenta un insulto, il problema è che chi usa questa parola per fare polemica è, evidentemente, di bassissimo livello culturale. Non ha un'etica, non ha conoscenze, non ha cultura chi parla in questo modo.

 

 

 

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