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Vittorio Feltri replica a Bruno Vespa: "Perché i figli sono degli ingrati"

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Bruno Vespa

Vittorio Feltri
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Ieri il Corriere della Sera ha pubblicato un'intervista a Bruno Vespa, scritta da Candida Morvillo, che valeva la pena di leggere, per scoprire che la vita del più grande giornalista televisivo di ogni tempo non è stata tutta in discesa, a dimostrazione che il successo non lo trovi a valle bensì in vetta. Il fenomeno abruzzese, che non sarà figlio del Duce, ma fisicamente gli somiglia molto, si è rivelato un eccellente scalatore e anche oggi, a settantotto anni, è ancora un fuoriclasse. Non gli ho mai sentito rivolgere una domanda cretina a un suo ospite. I suoi programmi anche se adesso vanno in onda quando la gente normale dorme, ottengono ascolti elevati. Bisogna dargliene atto. Tra l'altro occorre ricordare che è stato il primo mezzobusto a intervistare il Papa, quello polacco, e forse è rimasto l'unico a compiere una impresa simile. Anche io sono stato spesso presente a Porta a Porta e ho potuto personalmente verificare la sua profonda preparazione nonché il suo garbo.

 

 

Vespa ha due figli, uno avvocato e uno giornalista che tuttavia non ce l'ha fatta a emergere come papà, forse perché frenato da cotanto cognome. E adesso arrivo al punto. Ogni genitore spera che i propri discendenti, qualsiasi professione svolgano, sfondino e diventino importanti. Il più delle volte ciò non succede per varie circostanze e cause, non ultima la mancanza di fortuna. Questo provoca sofferenza non solo nei ragazzi rimasti raso terra, ma anche nei loro padri e nelle loro madri. I quali dovrebbero sapere che difficilmente un asso in qualsiasi campo mette al mondo altri assi. L'ascesa dipende da molti fattori, alcuni casuali, non soltanto dall'intelligenza, dal temperamento e roba simile. Per esempio quello di avere avuto eccellenti maestri che ti hanno insegnato il mestiere, cosa che un genitore in altre faccende affaccendato non è in grado di fare, al massimo fornisce ai rampolli una buona educazione, operazione già complessa. Io ho avuto quattro tra ragazzi e ragazze, tutti si sono comportati decentemente, ma solo uno, Mattia, ha intrapreso la carriera di cronista e nel mestieraccio lo introdussi io mentre lui era ancora universitario. Poi indubbiamente ci ha messo del suo ed è uscito dal mucchio selvaggio degli anonimi.

 

 

 

Ma è stato un puro caso. Egli è stato capo della redazione romana della Stampa della quale oggi è editorialista, un ruolo che di norma non si affida a uno stupido. Sono soddisfatto malgrado il mio omonimo mi telefoni in media una volta al mese. Questo mi fa capire che la caratteristica principale degli eredi sia l'ingratitudine. Essi sono quasi tutti uguali nei confronti di chi incautamente li ha messi al mondo. Tu genitore li puoi riempire di soldi, di immobili, di ogni ben di Dio e tutto questo per loro è un atto dovuto immeritevole anche solo di un sintetico grazie. Giustamente vanno per la loro strada e dite, povero tapino, se ne fregano altamente. E sperano di ricevere prossimamente una cospicua eredità. Il che significa auspicare di farti presto visita al cimitero.

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