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Marta Fascina insultata dalla De Gregorio: "Finta moglie. Come una bimba..."

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Raccontare Silvio Berlusconi è difficile. Farlo a chi non è italiano difficilissimo. Tentare di spiegarlo impossibile, e tipico della sinistra italiana che da un trent'ennio esibisce con orgoglio sulle giacca la patacca degli anti-Cav militanti. Provare per credere: basta leggere l'accorato "resoconto" di Concita De Gregorio che sulla Stampa verga la "favola amara" del "Cav e la Donzella". Vale a dire, Giorgia Meloni. L'attacco, di per sé, rivela molto: "Cari amici stranieri che ci telefonate con la voce rotta dal pianto, dovete chiudere il pezzo e non capite la logica, si spiega così".

 

 



E via di parabola. C'è il Cavaliere, la Donzella Giorgia, il re del Cremlino. Poi però Concita ci infila di tutto. Da favola diventa soap italiana sovrabbondante e ridicola. A a partire da chi pretende di raccontare le dinamiche personali e politiche di un leader ricorrendo alla figura retorica della macchietta. L'assunto della De Gregorio è financo condivisibile, l'incapacità del capo di Forza Italia di accettare il cambio di leadership, di cedere il passo alla Meloni. Anche così, molti (non solo tra i commentatori di centrosinistra) interpretano gli spiazzanti audio rubati su Putin e l'Ucraina. Poi però Concita sospinge un po' più in là, un po' più a fondo. Inteso come "in basso", tra gli istinti più triviali dell'anti-berlusconismo. 

 

 



"C'è sempre una donna svestita nascosta dietro la tenda, cielo mio marito, la farsa, certo". Già immaginiamo i colleghi giornalisti stranieri prendere appunti: sesso, intrighi, ancora sesso. "La politica italiana si deve sempre leggere attraverso la psicoanalisi ma non vi spaventate, niente di impegnativo", li rassicura la giornalista, conduttrice di In Onda su La7. "Gaber non aveva ancora visto niente, né i barboncini né le mongolfiere né i finti testimoni pure ottuagenari un filo rigidi d'imbarazzo, i colletti di pizzo da collegiale della neo eletta ultima finta moglie, 32 anni, cerchietto in testa come una bambina". Ecco, ci mancava Marta Fascina. "Bisogna cominciare da qui. Tra i finti sposi corrono 54 anni. Berlusconi, 86, non porta le donne che potrebbero essergli figlie e nipoti all'altare: le sposa lui. Non deflette, non demorde. È sempre lui il marito, l'amante".

 

 

 

Cosa c'entra, direte voi? Semplice, è quasi un transfert: Berlusconi non molla in privato e non molla in politica. "Il tema della successione - del passaggio di testimone, della rinuncia, della resa alla maestosa cavalcata del tempo - non lo sfiora. Proprio non la concepisce". Da qui i delfini divorati in serie ("Pili il sardo bellino, Angelino Alfano nella stanza comunicante al partito, Fitto Parisi Frattini Toti un pochino Formigoni ma non tanto, per un attimo Moratti poi Carfagna, che ingrata, ora stai a vedere se non cade a un passo dalla Farnesina anche Tajani". Con la Meloni, però, lo schema non funziona. E lui, "Silvio, deve fare quello che ha fatto sempre: buttarla in caciara". Talmente bravo da insegnare il metodo anche a chi lo contesta. Diventati, come Concita, persino più bravi di lui.

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