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Quarta Repubblica, Sgarbi scatenato contro i magistrati: "Nemmeno un indagato..."

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Le parole di Matteo Piantedosi sono state chiarissime: in Italia, il legame tra mafia e corruzione si fa sempre più forte. Ragione per la quale il fenomeno fa combattuto in tutti i modi possibili. E la questione tiene banco anche a Quarta Repubblica, il programma condotto da Nicola Porro il lunedì sera su Rete 4, la puntata è quella del 5 dicembre.

Il punto è che però, spesso e soprattutto quando gli intrecci e la corruzione riguardano la politica, la magistratura si muove in modo da poter creare danni, in modo da colpire innocenti, in particolare quelli che appartengono a determinati schieramenti politici.

A tal riguardo, ecco piovere la testimonianza di Vittorio Sgarbi, che si scatena contro le toghe: "Un magistrato non si può permettere di fare teoremi - premette il critico d'arte -. Ho fatto il sindaco a Salemi dove hanno sciolto il Comune per mafia e non c'è un indagato per mafia. È inaudito", tuona e conclude Vittorio Sgarbi.

 

Dunque le parole, altrettanto pesanti, di Mario Oliverio, ex presidente della regione Calabria, e proprio a quell'epoca fu colpito in modo pesantissimo dalla magistratura. "A me hanno tagliato le gambe, mi sono trovato come se fossi uno sconosciuto per il mio partito e lasciato solo. Se c'è una tale condizione, c'è qualcosa di malato tra politica e sistema giudiziario", afferma. E ancora, ricorda un dettaglio che la dice lunghissima: "Mi comunicano l’obbligo di dimora per un abuso di ufficio per una gara d’appalto della primavera del 2014 quando ancora non ero in carica", conclude Oliverio.

 

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