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Vittorio Feltri, feroce sospetto su Antonella Viola: "Pur sputt*** il vino..."

Vittorio Feltri
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Sta prepotentemente diventando di moda il proibizionismo più becero. Il ministro della Salute (si fa per dire) Schillaci si sta impegnando per impedire a noi poveri, anzi ricchi, viziosi di fumare in santa pace per strada, e persino nei ristoranti dotati di tavoli all’esterno sarà vietato accendersi una sigaretta e di godersela col rituale caffè. Non bastasse la lotta al tabacco, ora si tende a fare la guerra al vino, dopo che l’Irlanda, Paese ad alto tasso alcolico, va dicendo che fa male, provoca cancri in ogni parte del corpo, in una parola uccide. Io, nonostante l’età, ho deciso di suicidarmi sia con il tabacco sia con il nettare degli dei, ma confesso di avere molte difficoltà bevendo e aspirando a farmi secco e finire al cimitero.

 

 

 

La lotta all’alcol in Italia è stata promossa da una gentile signora, Antonella Viola, biologa e docente all’Università di Padova. La studiosa concorda con il Paese nordico sulla nocività del vino, equiparabile a quella della nuvolette azzurre aspirate per puro godimento. Ella dice senza remore che l’alcol è incluso delle sostanze cancerogene di tipo 1, come amianto e benzene, che non so che roba sia non avendola mai ingerita. Inoltre la scienziata afferma disinvoltamente che le donne le quali bevono un paio di bicchieri al giorno hanno il rischio aumentato del 27 per cento di sviluppare il cancro alla mammella. In sostanza, la famosa biologa equipara il Valpolicella, di cui faccio uso anche se non smodato, a un colpo di pistola che ci manda all’altro mondo abbastanza in fretta. Significa che per lei l’80 per cento dei nostri connazionali si candida a un decesso precoce, posto che trincare è una consuetudine in ogni famiglia perbene.

Io stento a crederle. Sbevazzo da 60 anni, pur senza esagerare, e ora che mi avvicino prepotentemente agli 80 la prima cosa che faccio non appena rientro la sera in casa è quella di assaporarmi un elegante spritz, che mi fa scordare tutte le grane vissute in giornata. Il vino buono non è un veleno ma un toccasana, come dimostra il fatto che molti centenari italiani sorseggiano gai un po’ di bianco e un po’ di rosso senza dare retta alla menagramo docente all’Ateneo di Padova dove, per altro, chi non beve peste lo colga. La scienziata, nel suo attacco al Refosco e similari, aggiunge che berne qualche calice danneggia il cervello. Mi viene così il sospetto che la cara Antonella Viola, pur sputtanando il vino, non se ne sia privata in dosaggi abbondanti. Non è una accusa, questa, ma una semplice ipotesi.

 

 

 

A proposito di sigarette, sigari e pipa, vorrei concludere il mio pistolotto con una osservazione statistica. Allora, negli ultimi anni i fumatori sono diminuiti nel Belpaese di oltre il 10 per cento, ma i malati di cancro sono aumentati nel frattempo del 12 per cento. Vuol dire che il tumore se ne fotte delle Marlboro e ammazza chi gli capita a tiro, senza distinguere se il suo bersaglio fuma o no. Chi non è d’accordo con me mi spieghi perché. Lo stesso discorso vale per l’alcol. Già la vita è difficile e non sempre lieta, se poi dobbiamo seguire gli insegnamenti della cara Viola e dei suoi colleghi ci conviene morire subito, ma sani. 

 

 

 

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