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Gianni Agnelli, John Elkann: "Mia madre? Una vicenda molto triste"

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"Il vero insegnamento che il nonno ci ha trasmesso è l’invito ad affrontare le tempeste con coraggio e responsabilità, puntando sempre sullo sviluppo": John Elkann ricorda Gianni Agnelli a 20 anni dalla sua morte. In occasione di un anniversario così importante, l'imprenditore parla di suo nonno in un colloquio con Ezio Mauro su Repubblica. In particolare, rivela cosa contava di più per l'Avvocato: "La Fiat, l’Italia e Torino. È sempre stato convinto che più l’Italia si integrava nell’Unione europea più si sarebbe rafforzata. È accaduto proprio questo. L’altra sua convinzione forte era l’atlantismo, il rapporto con gli Stati Uniti".

 

 

 

Inevitabile, poi, il riferimento ai difficili rapporti in famiglia, con Margherita Agnelli che rilancia la disputa successoria, prima contro sua madre e poi contro i suoi figli. A tal proposito, John Elkann ha parlato di "una vicenda molto triste, con mia madre che ha riaperto la questione ereditaria subito dopo la morte del nonno, in modo inaspettato e in un momento estremamente difficile perché tutto ciò che lui aveva realizzato sembrava traballare. Per lui questa vicenda sarebbe stata inaccettabile, perché contraria a tutto ciò in cui credeva". L'imprenditore, poi, esclude che ci sia stata leggerezza da parte dell’Avvocato nella gestione ereditaria: "Lui nelle sue disposizioni ha seguito lo schema che aveva già tracciato suo nonno. La sua indicazione è stata molto chiara: chi è stata meno chiara è mia madre, che ha espresso delle contrarietà solo quando lui non c’era più. La verità è che in quel 2003 molti hanno pensato che per la Fiat i giochi erano finiti e la storia che era durata un secolo si stava disfacendo, come nel romanzo di Thomas Mann".

 

 

 

Infine l'ad di Exor, che detiene la Juve, ha rilasciato un commento sulla sentenza della corte sportiva e sui 15 punti di penalizzazione al club bianconero: "La Juventus è la squadra italiana più amata e seguita: rappresenta il nostro calcio nazionale. L’ingiustizia di questa sentenza è evidente: in molti l’hanno rilevato, anche non di fede bianconera, e noi ci difenderemo con fermezza per tutelare l’interesse dei tifosi della Juve e di tutti quelli che amano il calcio. Spero che insieme alle altre squadre e al governo possiamo cambiare il calcio nel nostro Paese, per costruire un futuro sostenibile e ambizioso. La Juventus non è il problema, ma è e sarà sempre parte della soluzione. Qui è in gioco il futuro della serie A e del calcio italiano, che sta diventando marginale e irrilevante".

 

 

 

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