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Chiedere scusa non è debolezza ma segno di forza

Steno Sari
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Qualcuno ha definito la nostra generazione quella dell’“io non c’entro”. Quando è l’ultima volta che avete sentito qualcuno dire: «Chiedo scusa. È stata colpa mia. Mi assumo ogni responsabilità»? Oggi sono diffusi in ogni ambito comportamenti che vengono legalmente e socialmente accettati come non colpevolizzanti. Viviamo in un’epoca in cui il singolo ha sempre più diritti e sempre meno responsabilità. Domina la pessima filosofia che considera le persone come cose che vengono fatte funzionare da forze interne ed esterne che non si possono dominare, dove il libero arbitrio ha poco o nessuna importanza ai fini del comportamento. Questo riflette la prontezza della società attuale a dare la colpa a tutto e a tutti meno che all’individuo responsabile.

 

 


Forse siamo riluttanti ad ammettere un errore per timore di perdere la faccia. Magari accampiamo l’alibi che il problema dipenda dall’altra persona. Oppure vorremmo scusarci, ma rimandiamo finché pensiamo che finalmente la cosa sia stata dimenticata. Alcuni danno la colpa persino alla costituzione genetica, con congetture indimostrate e grossolane esagerazioni. Ma tutto ciò è plausibile? Possiamo esimerci dalle nostre responsabilità e pretendere di non dover rispondere delle nostre azioni? Quasi tutti accettiamo volentieri che ci venga riconosciuto il merito di qualche risultato positivo conseguito, quindi perché non dovremmo essere altrettanto disposti ad assumerci la responsabilità delle nostre colpe? Se prendiamo l’abitudine di chiedere scusa quando è necessario, probabilmente riscontreremo che la gente reagisce in modo positivo. E magari si scuserà a sua volta. Quando sospettiamo di aver turbato qualcuno, perché non prendere l’abitudine di chiedere scusa anziché fare di tutto per evitare di ammettere qualsiasi colpa? Certo non vogliamo essere come chi ammette un fallo ma minimizza le proprie responsabilità.

 

 

Gli arroganti e i presuntuosi possono pensare che chiedere scusa sia un segno di debolezza, ma in realtà è una prova di umiltà e maturità. Un diplomatico disse che “l’uomo che non fa errori di solito non fa nulla”. Edoardo, il mio nipotino di undici mesi, sta imparando a camminare. Imparerebbe se non inciampasse mai? No, perché impara dalle proprie cadute e continua a provare e riprovare finché non raggiunge l’equilibrio, uno spettacolo! Per vivere in modo equilibrato, anche noi dobbiamo imparare dai nostri svarioni e da quelli altrui. Allora, è necessario chiedere scusa? Sì. Lo dobbiamo a noi stessi e agli altri. Chiedere scusa può alleviare la pena dei nostri sbagli e può appianare rapporti tesi. Ogni volta che lo facciamo è una lezione di empatia e volontà, che ci rende più sensibili ai sentimenti altrui. Di conseguenza, i nostri colleghi, gli amici, i nostri familiari ci considereranno persone che meritano il loro affetto e la loro fiducia. Se sono sincere, le nostre scuse includeranno l’ammissione del torto, la richiesta di perdono e lo sforzo di compensare nei limiti del possibile il danno arrecato. Altrimenti che scuse sarebbero? 

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