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Selvaggia Lucarelli insulta Libero: "Razzisti, violenti, omofobi"? Ecco cosa scriveva

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Selvaggia Lucarelli è una giornalista, un tempo blogger, ma non gradiva essere chiamata blogger. Chissà, forse una forma di razzismo nei confronti dei blogger. E Selvaggia Lucarelli un tempo scriveva per Libero, quasi ogni giorno, fissa in prima pagina. Oggi invece no: prima il Fatto, poi Domani, quindi ancora il Fatto. E agisce di conseguenza orientando il suo pensiero così come meglio si adatta alla testata per cui lavora.

Ora, riavvolgiamo il nastro fino a ieri sera, sabato 13 maggio. Su La7 ecco In Onda, il programma condotto da Concita De Gregorio e David Parenzo. Ospite in collegamento Pietro Senaldi, condirettore della nostra testata, al quale viene chiesto se potesse già mostrare la prima pagina di Libero in edicola oggi, domenica 14 maggio. 

Ecco, Selvaggia Lucarelli, una che cerca la polemica come l'acqua nel deserto, ha da eccepire. E proprio come chi cerca acqua nel deserto, Selvaggia a caccia di polemiche e obnubilata dal desiderio di graffiare costi quel che costi (figuracce comprese), perde lucidità. Dunque sparacchia su Twitter: "Che bello vedere Parenzo e De Gregorio chiedere a Senaldi, loro ospite, se ha già da mostrare la prima pagina di Libero di domani. Come se le prime pagine di Libero fossero qualcosa da mostrare e di cui parlare. Razzismo, violenza verbale e omofobia normalizzati. Anzi, nobilitati".

Razzimo e omofobia, insomma. Questo perché le posizioni di Libero sono differenti da quelle della giornalista che non voleva essere blogger. Accuse che francamente si (s)qualificano da sole. Bene, ma sulla violenza verbale ci permettiamo una risposta un poco più articolata, dato che la signora della violenza verbale ha fatto cifra stilistica.

Peschiamo un esempio dal mazzo, un suo articolo, si deve tornare al lontano novembre 2011. Scriveva di Donatella Versace, di uno spot per H&M in cui le modelle parevano criceti in una ruota (anzi, lo erano). In ordine sparso, nel pregevole commento, si leggevano frasi quali: 

1) riferendosi a Donatella Versace:

Ovvero, la donna nuova ha ritrovato fiducia in sé, nella famiglia, nelle donne, negli uomini, negli ermafroditi, nell'acido ialuronico e nel maccartismo, ma di quella sinistra fetta di torta di mele, non si fida. 

2) riferendosi alla collezione low-cost lanciata da Donatella Versce:
Un'iniziativa apprezzabile, anche perché fino a questo momento ero convinta che l'unico settore low cost a cui s'era avvicinata Donatella fino ad oggi fosse quello della chirurgia estetica. (Mica le avranno fatto pagare quella bocca più 19 euro e 90, ovvero il prezzo medio di un abitino H&M, vero?)

3) Riferendosi allo spot delle modelle-criceto (e alla Versace):
Ora, francamente, con questo video, io non so cosa sia saltato in testa a Donatella Versace. Magari ha inalato per sbaglio l'ammoniaca con cui si decolora la chioma e ha avuto un attimo di stordimento. Magari, quando il suo entourage dichiarava entusiasta “Che idea meravigliosa!”, lei era rimasta incastrata in una capsula abbronzante

4) riferendosi all'acconciatura di Natalia Aspesi (sessismo?):
E poi avevo pensato che anche la Aspesi ha quel caschetto più o meno dal giorno della presa della Bastiglia, per cui forse, in materia di mutamenti esistenziali, non è il miglior luminare in circolazione

Quattro esempi raccolti senza troppo sforzo. Quattro esempi che, in verità, si potrebbero raccogliere ogni santo giorno spulciando gli articoli o i profili social di Selvaggia Lucarelli, la sacerdotessa del giusto. Insomma, in quanto a violenza verbale ha ben poco da dire. 

Ah sì, certo, chiediamo venia: la violenza verbale di cui vi abbiamo appena dato conto partiva dalla prima pagina di Libero. Curioso, no?

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