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Giorgio Parisi, Sallusti: "Anche uno squallido e ipocrita può vincere il Nobel"

Alessandro Sallusti
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Adesso abbiamo la prova provata: uno può essere anche Premio Nobel per la fisica ma se è comunista in lui la faziosità prevale sulla verità. Andiamo con ordine. Ricardo Franco Levi, un trombone del giro di Romano Prodi nonché commissario dell’Italia per il Salone del libro di Francoforte, decide di annullare l’invito a Carlo Rovelli, fisico e letterato di chiara fama, alla prestigiosa rassegna in seguito agli attacchi da lui fatti al governo dal palco del concertone del primo maggio. 

Segue grande casino e retromarcia del trombone: scusate, è stato tutto un equivoco. Bene, tra i più accesi difensori di Rovelli, nelle poche ore in cui l’epurazione è stata in essere, c’è stato il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi. Riporto un passo di una sua dichiarazione al quotidiano Il Manifesto: «L’esclusione non mi era piaciuta per molte ragioni. Innanzitutto, secondo me sarebbe stato un grosso danno per l’Italia. Carlo Rovelli era stato scelto per parlare a ragion veduta, in virtù del suo prestigio. Dunque, escluderlo certamente avrebbe danneggiato la nostra posizione a Francoforte. E poi avrebbe rappresentato una figuraccia colossale sul piano internazionale, perché assomiglia troppo a un’azione di forza. Un invitato alla fiera prende una posizione in disaccordo con il governo e il suo intervento viene cancellato? Sarebbe stato naturale pensare alla censura e certamente così sarebbe stata percepita all’estero». 

 

Tutto perfetto, condivisibile. Ma questo Parisi è lo stesso Parisi che nel 2008 fu il primo firmatario di un manifesto per impedire a Papa Benedetto XVI di prendere parte all’inaugurazione dell’Anno accademico dell’Università La Sapienza di Roma e che, intervistato dall’Unità, ribadiva che Ratzinger era ospite sgradito? Ebbene sì, è la stessa persona, feroce censore del Papa ma liberale con il collega di sinistra. Morale: anche un ipocrita, squallido doppio pesista che si arroga il diritto di decidere chi può e chi non può parlare può vincere il premio Nobel. Io che non sono neppure laureato sento dal profondo del cuore di poter dire a un Nobel: lei è un triste comunista della peggior specie, non si permetta di rivendicare libertà che sono di noi liberali che le libertà di Rovelli le difendiamo a ragion veduta e senza scheletri nell’armadio, anche se ci sta cordialmente sulle palle. Lei, invece, in questo campo è un Nobel dei tromboni, esattamente come Ricardo Franco Levi.

 

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