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Lucia Annunziata, Francesco Storace: "Camerata, qua la mano!"

Francesco Storace
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Qua la mano, camerata Lucia Annunziata. Non sia mai detto che ti lasceremo sola a difendere la tradizione del Msi. Quanto è comoda, quell’antica fiamma tricolore, quando serve pure a lorsignori. Non c’è solo l’uso politico della giustizia, ma anche l’utilizzo propagandistico della politica.

La storia del Msi viene riabilitata dalla leonessa di Sarno: Lucia Annunziata ne ha bisogno per delimitare le radici di Giorgia Meloni, fissarne il perimetro e inchiodarla ad una storia che però non ha vissuto, fosse anche solo per ragioni anagrafiche. Ma ora quel Msi serve come il pane, perché c’è lo scontro sui poteri della magistratura, che allunga le mani su personaggi importanti di governo e delle istituzioni: come fai sentire a disagio quelle personalità, premier compresa, che da quella storia hanno comunque tratto linfa?

Ed eccola l’operazione, abbastanza truffaldina, ma che su una pagina de La Stampa sarà almeno ben retribuita. È una rivalutazione inaspettata del Movimento sociale italiano, quella tracciata ieri da Lucia Annunziata, ma solo per colpire sotto la cintura, nulla di nobile per la verità. Però, siccome le parole sono pietre, quel richiamo alla legalità della destra di Almirante resta una medaglia per il futuro.

 

BANDIERA INTERMITTENTE
La giornalista ricorda con nostalgia quando Giorgia «era dalla parte della legalità, erede di quell’area di destra, di cui il Msi aveva fatto da orgoglioso battistrada, che si è sempre posta a difesa dei giudici». Già Travaglio e Giannini avevano elogiato il Msi per lo stesso motivo... Vuoi vedere che la bandiera dell’antifascismo serve un giorno sì e un giorno no ad un giornalismo tutto sommato abbastanza cialtronesco (con rispetto parlando per le signorie loro, per carità)?

Ogni tanto sulla rete compare qualche blog che rilancia le persone e le storie del Msi, e ammettiamo di esserne assidui lettori. Epperò, non si possono ordire manovre di tal fatta. Anzitutto perché La Stampa non è un blog, e tantomeno di “matrice” missina. Tutto questo, poi, solo per titolare su una specie di tradimento. È come a scuola, ti davano il tema, poi lo svolgimento era affare tuo. In questo caso il tema stava nel titolo: «Da manettara a nemica dei magistrati. Giorgia volta le spalle alla tradizione Msi». Ma complimenti per la fantasia. Fino a qualche giorno fa si sarebbero spellati le mani per gli applausi se la premier avesse davvero voltato le spalle a quella tradizione. Ora, siccome serve a loro e alla loro disperata ricerca di lettori, ecco che tutto fa brodo.

Un fritto misto, in cui la Annunziata infila assieme una frase che resterà nella storia personale e politica della Meloni dopo uno scontro con Berlusconi («Io non sono ricattabile») e la tradizione legalitaria del Msi. Ma lo sa donna Lucia quanto il Cavaliere fu difeso proprio dal Msi ai tempi della guerra delle antenne libere? Non è una trattativa sulla formazione di un governo a incrinare valori comuni. Meglio omettere, pare.

 

Ma non è finita. Perché nella corsa disperata a dipingere la categoria del tradimento – sapendo che a destra evoca sempre risentimenti – l’articolo pubblicato su La Stampa incorre in una dimenticanza da matita blu. L’autrice è la stessa che, quando militava alla Rai – sì, militava, come sanno tutti – invitava sempre più spesso Gianfranco Fini per farlo insistere con la pretesa di far dire alla Meloni di essere antifascista. Ma la premier, al riguardo, si era pronunciata alla Camera il giorno dell’insediamento del suo governo, quando fece riferimento a quelle chiavi inglesi che spaccavano la testa ai ragazzi del Msi proprio nel nome dell’antifascismo militante... Un po’ confusa, Lucia, diciamo.

CONTRADDIZIONE
Anche perché per mesi ci hanno detto che Meloni deve togliere la fiamma tricolore dal simbolo del suo partito; e ora dovrebbe rifare il Msi? Difficile capire se ci si renda conto della clamorosa contraddizione con una campagna che finora ha sostenuto l’esatto contrario. Glielo diciamo noi, sottovoce, a Lucia Annunziata. Non c’è bisogno di lezioni da sinistra su quella storia, che resta un esempio per la democrazia italiana. Semmai, riflettano proprio su questo, sulla scelta già da allora verso la democrazia abbandonando le armi nell’immediato secondo dopoguerra. Il resto è una barzelletta che non fa ridere. 

Qualche magistrato può essere convinto che ci siano anche malintenzionati, ma la giustizia compie il suo corso costituzionale al termine dei gradi di giudizio. È inutile che li facciate voi, i nostalgici, cari compagni d’Annunziata. Molto più semplicemente non vi va giù che la geniale intuizione chiamata centrodestra e che volle Silvio Berlusconi senza veti per nessuno, vince da allora. Lo volete spappolare, ma non ci riuscite. Tutto qui. E, se permettete, c’è chi è più titolato di voi a parlare di Msi. Se non altro, per sincerità.

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