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Patrick Zaki ingrato: no all'aereo di Stato pur di evitare Giorgia Meloni

Daniele Dell'Orco
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Dopo la grazia concessa mercoledì dal presidente dell’Egitto (...) Abdel Fattah al-Sisi, Patrick Zaki è ufficialmente tornato in libertà. Ieri ha varcato i cancelli dell’edificio della Direzione di polizia di Nuova Mansura (dove ha trascorso la notte in una stanza per gli ufficiali) ed ha potuto abbracciare la madre Hala, la fidanzata Reny Iskander, la sorella Marise e il padre George. «Ora sono libero, penso a tornare in Italia il prima possibile. Sto pensando al ritorno a Bologna, ad essere con i miei colleghi all’università», ha detto all’Ansa il neolaureato dell’Alma Mater. «Sento che ho il diritto di tornare a vedere i miei colleghi, di presentarmi per ritirare la laurea, di condurre una vita normale a Bologna tornando in Italia dopo diversi anni di assenza».

 


IN VIAGGIO
Zaki si è diretto al Cairo mentre Italia ed Egitto lavoravano per preparare i documenti necessari al rientro a Roma già ieri. In serata, però, l’attivista ha fatto sapere che tornerà a Bologna domani mattina. E' probabile che decida di passare per Milano. Secondo quanto appreso da Libero, Zaki vorrebbe evitare il rientro con volo di Stato, preferendone uno di linea, per aggirare la passerella con esponenti del governo Meloni (pur avendoli ringraziati sul suo profilo Facebook) per via delle sue inclinazioni politiche. Una scelta, compreso un prossimo, nuovo viaggio in Egitto per i preparativi del suo matrimonio in programma a settembre, presa dopo un confronto con i suoi legali e comunicata all’ambasciata italiana al Cairo, che significa peraltro fare i conti con l’incombenza di dover garantire la sua incolumità visto che Zaki, nonostante la grazia, in Patria non può certamente dirsi al sicuro.

 


«Nessun baratto, nessuna trattativa sottobanco. Il governo è stato in grado di far tornare in Italia un giovane ricercatore che rischiava di stare ancora un po’ di tempo in carcere», ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Radio 24, rispondendo alle speculazioni circolate già da mercoledì circa un presunto baratto tra la liberazione di Zaki e una certa morbidezza futura da parte dell’Italia sul caso del brutale assassinio di Giulio Regeni, il cui iter legislativo (sono accusati tre ufficiali della National Security Agency, il servizio segreto interno egiziano) è ancora in alto mare. Per quanto riguarda Regeni, ha aggiunto Tajani, «continueremo a chiedere che si faccia luce sulla vicenda come abbiamo sempre fatto».

Per l’ambasciatore egiziano a Roma, Bassam Rady, la scelta di Al-Sisi di annullare la condanna a tre anni per diffusione di false notizie e destabilizzazione della sicurezza nazionale (stesso provvedimento di cui hanno beneficiato altre 5 persone, tra cui l’avvocato per i diritti umani Mohammed el-Baker) «è un apprezzamento (...) personale per la profondità e la forza delle relazioni italo-egiziane». Il riferimento è all’intensificazione di un rapporto diplomatico, tra Roma e il Cairo, rimasto praticamente congelato dal 2016 ma riportato in auge dal presidente del Consiglio già nelle ore immediatamente successive al suo insediamento. Fu proprio alla COP27 di Sharm El Sheik del 7 novembre che il premier Giorgia Meloni ruppe un tabù che durava da quando, 7 anni fa, venne rinvenuto lungo un’autostrada il corpo senza vita di Regeni.

LA FOTOGRAFIA
Meloni e Al-Sisi, tra le critiche dell’opposizione, posarono insieme in una foto durante un incontro bilaterale. Da allora, la tratta Roma-Cairo è diventata particolarmente battuta. Tajani si è recato due volte in due mesi (gennaio e marzo 2023) in Egitto, lo stesso hanno fatto una volta ciascuno il ministro dell’Interno Piantedosi e quello della Difesa Crosetto. Ma tra un viaggio e l’altro, non sono mai mancate le corrispondenze telefoniche (ultimo contatto ufficiale un paio di settimane fa, per parlare di sicurezza alimentare ma non solo). Al di là del “fair play” politico da parte di alcuni esponenti dell’opposizione come Matteo Renzi e Carlo Calenda che si sono congratulati col governo, Pd e M5S hanno continuato ad attribuire i meriti della liberazione di Zaki a una non meglio precisata “mobilitazione” di questi anni senza mai citare l’esecutivo. 

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