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Il generale Vannacci da radiare? Sinistra in imbarazzo: chi l'aveva nominato

Francesco Storace
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Per fortuna che la pena di morte nel codice militare non c’è più, altrimenti chissà che fine avrebbero fatto fare al generale Roberto Vannacci. E' il tempo delle dichiarazioni che «non si possono fare», che poi pare il destino delle minoranze. Anche se però il libro tanto contestato del militare è schizzato in testa alle vendite su Amazon. Il mondo al contrario: in effetti... Minoranza o maggioranza? Il tema non è essere d’accordo o meno con Vannacci; per fortuna c’è libertà. Ma che sia vietato proprio essere d’accordo. E questo è assurdo. La sinistra è in preda al delirio. Alessandro Zan, che si può capire si senta punto sul vivo, arriva a dire che Vannacci non deve essere solo trasferito, come è accaduto immaginiamo su direttiva del ministro Crosetto; di più, magari lo vorrebbe proprio far licenziare dall’Esercito. Si chiede Zan: «Ma chi lo ha legittimato?». Fra poche righe lo scoprirà anche lui.

 

 

 

DELIRI PROGRESSISTI

E' ammirevole la schiena dritta del senatore Roberto Menia (Fdi) che nella chat “destra sociale” su whatsapp ha scritto: «Non a caso lo avevano messo all’Istituto geografico. Eppure parla 7 lingue e ha tre lauree e tre master. Ma è politicamente scorretto... Viva chi ha il coraggio di dire la verità!» aggiungendo un significativo Ps: «E ha fatto tutte le missioni del mondo». Una neoparlamentare del Pd, si chiama Tajani anche lei ma non è nemmeno parente del leader azzurro, parla bellamente di «opinioni presenti in alcuni esponenti del governo». Si infila anche il verde Bonelli – immancabile nella conquista di due righe d’agenzia – che pretende, pure lui, la «radiazione» del militare. La sinistra strepita e non sa di che e di chi parla. Basterebbe qualche nota della carriera di Vannacci. Che nel 2016, «Il semplice trasferimento di Roberto Vannacci non è sufficiente. La sua presenza ai vertici dell’Esercito continua a recare discredito e disonore alle Forze armate, a cui va sempre un riconoscimento per la difesa dei valori costituzionali che lui offende. Da lui un saggio dai contenuti eversivi» da generale di Brigata, assunse il prestigioso comando dei parà della Folgore. L’anno dopo fece i bagagli e andò in Iraq contro lo Stato islamico. Il signor ministro della Difesa si chiamava Roberta Pinotti, Pd.

 

 

 

Mica è finita qui. Nel gennaio 2020 va a Mosca, come addetto militare alla rappresentanza diplomatica italiana, e accreditato anche in Bielorussia, Armenia e Turkmenistan. Un uomo talmente libero che nella gestione dei rapporti – cattivi – tra Italia e Russia per l’invasione dell’Ucraina, fu dichiarato «persona non gradita» da Mosca e rispedita in Italia, assieme ad altri nostri connazionali espulsi per rappresaglia. L’incarico terminò a settembre 2022. Lo ringraziò un altro ministro del Pd, Lorenzo Guerini, con il quale era cominciata la sua missione da quelle parti. Ma c’è ancora di più. Le urla e i pugni chiusi si sprecano. Ma mica sempre è andata così. Difese i militari che denunciavano la presenza di uranio impoverito e sul Manifesto è ancora stampato il grazie di Rifondazione comunista per aver presentato un dossier a tutela dei suoi soldati. Vannacci, in servizio, presentò un esposto presso la procura di Roma e quella militare dove chiamava in causa gli alti vertici della Difesa «per le palesi omissioni che hanno oggettivamente impedito la salvaguardia del proprio personale dall’esposizione all’uranio impoverito nelle missioni all’estero». A scriverlo in un’interrogazione fu la senatrice Paola Nugnes, che era trasmigrata dai Cinque stelle al gruppo misto e presentò l’atto parlamentare sollecitata proprio da Rifondazione.

 

 

 

DOPPIO BINARIO

Adesso, invece, tutti scatenati contro un militare che ha scritto un libro con le proprie opinioni. Condivisibili o meno, anche in singole parti. Come accade proprio per ogni libro. Probabilmente ha toccato tasti dolenti del politicamente corretto e gli viene rimproverato a viva voce. Ricordate la proposta di legge Zan? Il centrodestra non voleva che le opinioni – non la violenza omofoba che è altra cosa – non dovessero essere perseguite. Che è quel che accade a chi le manifesta pubblicamente. Perché sicuramente c’è il diritto opposto, che è quello di contestare anche vivacemente il pensiero che non si vuole condividere: ma le tonalità che si elevano addirittura per invocare il licenziamento di Vannacci appaiono oggettivamente un fuor d’opera. La museruola non si mette agli essere umani. 


 

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