Cerca
Cerca
+

Rula Jebreal, il peggiore dei deliri: stupri? Colpa del governo Meloni

Francesco Storace
  • a
  • a
  • a

Al lettore di Libero non si dovrebbe mai infliggere Rula Jebreal. La giornalista palestinese non ha davvero nulla da spiegare agli italiani, dei quali ha pessima considerazione visto come hanno votato. Ma se poi afferma cose indicibili, non si possono lasciar correre senza reagire. Perché nessuno si può permettere di dire che in Italia sia aumentata «la cultura dello stupro». Lo ha detto ad Huffington Post, che giustamente ci fa il titolo: «Da Palermo a Caivano, a cultura dello stupro dilaga. L’Italia in direzione opposta al MeToo, malgrado una premier donna». E lo dice senza provare un briciolo di vergogna. Viene davvero da chiedersi perché la Jebreal non abbia mantenuto la promessa di lasciare l’Italia perché brutta, cattiva e fascista. Deve averlo dimenticato e quindi rilascia interviste e appare in tv per gettare fango sulla nostra Nazione.

Siamo al festival della sciocchezza: «La cultura dello stupro dilaga. E insieme a essa il processo di colpevolizzazione delle vittime e di legittimazione dei carnefici. È in atto una vera e propria guerra ai danni di noi donne. Ma i nostri corpi non sono campi di battaglia e di conquista». Ma di quale cultura ciancia questa signora? Per Palermo come per Caivano è insorta l’Italia intera, altro che “guerra” ai danni delle donne. E semmai, nella sua “ricostruzione”, madame Rula omette di denunciare quanti nordafricani arrivano qui per sottometterle, quelle donne. Altro che MeeToo, almeno faccia sparire quelle foto in cui compare sorridente sottobraccio a Weinsten, che certo non è italiano... Ma fa davvero indignare un’altra affermazione apodittica: «A nemmeno un anno dall’insediamento del governo Meloni, i crimini di genere sono aumentati: questo lascia intuire quanto il progetto politico di legge e ordine non fosse mirato a tutelare le donne, ma a cautelare e normalizzare il patriarcato politico, in cui le donne vengono considerate come oggetti». Il sole ha colpito assai, in quest’estate: ma dov’è il patriarcato politico, nessuno glielo chiede a questa donna?

 

 

Quella che definisce «cultura dello stupro» in Italia è iniziata dieci mesi orsono? Lo stupratore modello ha le sembianze di Giorgia Meloni? Quelle di Rula Jebreal sono, per essere gentili, inesattezze gravi. Nel Paese che deve sorbirsi le prediche di questa signora intelligentissima, non c’è nessuna cultura dello stupro; e tantomeno colpevolizzazione delle donne. E semmai c’è la più ferma della condanna delle bestie che stuprano, per cui tutti auspicano pene molto severe. Ma una questione ha il dovere di affrontarla anche la Jebreal: è vero o no che stiamo importando culture per le quali le donne sono oggetti senza valore? Nulla da dire al riguardo? Tempo addietro, ricordiamo con orrore, un nordafricano si rese protagonista di uno stupro di gruppo sulla spiaggia di Rimini. Ma non ci fu solo questo: qualche settimana dopo, un’avvocatessa di Salerno tentò di convincere l’uditorio che la ascoltava in un convegno, che quel giovanotto violento non doveva essere colpevolizzato «perché dalle sue parti non sanno che è reato».

 

 

Poverini, loro non sanno che è un crimine violentare una donna. Una specie di Rula Jebreal de’ noantri. E dice ancora: «Nonostante si tratti di un Paese democratico, nonostante sia guidato da una premier donna, nonostante il fascismo dovrebbe averci insegnato che le donne rischiano di essere escluse e relegate al ruolo di angelo del focolare, quante devono ancora morire, quante devono essere stuprate prima che ci sia un risveglio culturale, morale e politico? È ora che la barbarie finisca». Anche la propaganda, gentile signora. Provi a dare una letta al civilissimo sermone con cui l’Imam di Birmingham ha spiegato come si devono trattare le donne adultere. Come la chiama quella “cultura”, Rula Jebreal? In realtà, la “cultura dello stupro" è una «conseguenza pressoché inevitabile della politica dell’accoglienza indiscriminata che anche lei sostiene», scrivevano ieri su twitter. Si offende se la definiscono moralmente corresponsabile?

Dai blog