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Israele-Hamas, Massimo Cacciari: "Solo gli Usa possono prendere in mano la trattativa"

Massimo Cacciari

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Che piaccia o no ci salveranno gli americani. Massimo Cacciari, nel suo editoriale su La Stampa spiega che l'attacco di Hamas del 7 ottobre "ha segnato una svolta nello storico conflitto tra Israele e Palestinesi". Hamas, prosegue il filosofo ha compiuto "una vera e propria azione di guerra, che travalica, per organizzazione e dispiegamento di forze, i suoi caratteri ancora propriamente terroristici". Quindi il professore sintetizza la storia del conflitto dal 1947 a oggi. E oggi, scrive Cacciari, "sembra si sia giunti a una lotta tra Stati. Questo rende del tutto illusoria l’idea che il conflitto possa venire 'incapsulato'". E "soltanto decisioni che derivino da intese tra grandi potenze possono permettere di pensare a vie d’uscita". 

"Ma proprio il 'disordine globale' sembra rendere questa prospettiva nient’altro che una speranza", continua l'ex sindaco di Venezia. "Qualsiasi nuova road-map, a partire dall’arresto della guerra, può essere oggi realisticamente tracciata soltanto se gli Stati Uniti vorranno in qualche forma riaprire la strategia che portò prima a Camp David e poi alla firma dell’accordo transitorio di Oslo 2 nel 1995". "È del tutto evidente che se invece", aggiunge Cacciari, "si ritiene qualsiasi accordo ormai impraticabile, non vi è alternativa alla guerra – e a una guerra infinita, a meno di non mirare all’impossibile, e cioè all’annullamento della nazione palestinese".

 

 

Quindi il filosofo sottolinea che "dovrebbe risultare chiaro da ogni nostra azione che combattiamo Hamas o Hezbollah proprio perché la loro strategia annulla ogni possibilità di pace ed è contraria agli interessi della nazione palestinese, interessi legittimi, che la comunità internazionale deve di nuovo ribadire, e proprio in questi tragici frangenti, fondati sul diritto alla dignità e sovranità". Gli Stati Uniti "sono oggi impegnati nel ridisegnare un Nomos della Terra nel confronto sempre più pericolosamente ravvicinato con imperi in evidente decadenza e altri invece in crescita con potenzialità difficilmente calcolabili", ragiona Cacciari. "Che una faglia così decisiva come quella che corre tra Israele e Palestina resti aperta, con i conseguenti terremoti che può sempre suscitare in tutto il Medio-oriente, appare contraria ai loro interessi, a ogni linea di Realpolitik". Insomma, conclude il filosofo, "gli unici soggetti in grado di far riprendere la strada della trattativa sono loro, piaccia o no".

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