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Gianni Agnelli, esproprio proletario: il piano "comunista" di Tomaso Montanari

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Che fine farà la collezione d’arte di Gianni Agnelli e dei suoi eredi? Ad accendere un faro sulla questione è stato un servizio di Report, la trasmissione di Sigfrido Ranucci su Rai 3, ma secondo Tomaso Montanari avrebbero già dovuto occuparsene le Soprintendenze di Torino e Roma. Il professore nonché storico dell'arte ha sottolineato che quel patrimonio andrebbe tutelato e trasformato in patrimonio dell'Italia.

Le Soprintendenze - ha scritto Montanari sul Fatto Quotidiano - "possono accedere alle case dei collezionisti e verificare se vi siano opere degne di tutela pubblica, o addirittura collezioni da vincolare interamente. Se l’avessero fatto con Agnelli, avrebbero scoperto una collezione strepitosa". Collezione che, stando all’elenco reso pubblico da Report, comprenderebbe "tavole rinascimentali, statue ellenistiche, sculture barocche, sculture di Canova in gesso e in marmo, sei sculture di Henry Moore, e poi un fiume di tele e disegni del Cinquecento, del Sei, del Settecento e dell’Ottocento e del Novecento".

 

 

 

A questo punto Montanari, dalle colonne del Fatto, suggerisce al ministero della Cultura di "accedere fisicamente a tutte queste opere per accertarne la vera identità, e quindi verificarne lo status" e poi di mettere sotto tutela le "opere in Italia" e le "opere (eventualmente) illegalmente all’estero". Altra possibilità, ha poi chiosato il professore, è che gli eredi decidano di aprire al pubblico un museo "Gianni e Marella Agnelli" con tutta la collezione esposta. Insomma, una sorta di "esproprio proletario".

 

 

 

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