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Massimo Giannini sente Colapesce e Di Martino e delira: "Il vuoto dei giovani meloniani"

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"Musica per le mie orecchie". Massimo Giannini si improvvisa critico musicale e  titola così il suo pezzo per il Venerdì di Repubblica che questa volta è dedicato alla canzone "Ragazzo di destra" del duo Colapesce-Di Martino. L'ex direttore della Stampa plaude al nuovo tormentone che secondo lui "racconta il vuoto politico-culturale, e in buona parte socio-esistenziale, della giovane generazione che si identifica col nuovo potere meloniano". Giannini fa della nuova hit di questi "due raffinati e inafferrabili artisti siciliani" il suo nuovo inno musicale dicendosi convinto ed esaltato dal fatto che Colapesce-Di Martino abbiano scritto appositamente un pezzo divisivo: "L'abbiamo riempito apposta di stereotipi perché se la destra parla solo per slogan deve aspettarsi una risposta per slogan", avevano spiegato i due artisti.

 

Senza la tua squadra, tu chi sei? Posa il manganello e prendi un fiore, mangiati un gelato con qualcuno, oggi che è festa, ragazzo di destra…” si sente nella canzone e Massimo Giannini, il critico musicale, spiega che "il profilo identitario che ne viene fuori è volutamente misero: manganello e bomberino, faccia nera e slang razzista. Era il minimo, per mandare in bestia l'ormai noto Picchiatore Collettivo in servizio permanente nei cosiddetti giornali d'area. Che infatti picchiano duro sui nostri eroi: 'si vergognino', 'invocano il dagli al fascista', 'hanno superato il limite della decenza, 'fanno venire voglia di iscriversi a Casa Pound'".

 


Giannini usa la canzone "Ragazzo di destra" per dare la sveglia agli intellettuali, ai cantautori, agli scrittori di sinistra. "Nel 2023 urge un risveglio", scrive il giornalista. "Non chiedo Jean Paul Sartre, e so bene quanta latitanza ci sia tra i pensatori della smunta Rive Gauche. Ma se penso a come abbiamo lasciato in pasto agli antropofagi del web Michela Murgia, e a come adesso stiamo lasciando solo Roberto Saviano, un po' di rabbia mi viene. Dire le cose, chiamarle col loro nome. Prendere posizione, anche se scomoda. Anzi, soprattutto se è scomoda". "Io sto con Colapesce e Dimartino", chiude il pezzo Giannini, neanche che i due siciliani siano stati mandati al confino.

 

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