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Veronica Gentili, "Netanyahu maschio alfa"

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"Bibi maschio alfa". Veronica Gentili mette nel mirino quella "mascolinità tossica in politica estera". E primo nella lista è Netanyahu, leader di Israele. Per Gentili infatti c'è una connessione tra il brutale omicidio di Giulia Cecchettin e il tentativo di mediazione tra Israele e Palestina. Quale? "In fondo - si legge sulle colonne del Fatto Quotidiano - chi incarna meglio il virilismo politico, con il suo linguaggio testosteronico e le sue prese di posizione stentoree, di Bibi Netanyahu? L’ultima uscita da maschio alfa che sfida a duello un altro maschio alfa che ha avuto l’ardire di metterne in discussione l’operato, risale alla fine della scorsa settimana".

In quell'occasione - riporta - il premier israeliano ha sfidato Pedro Sanchez, e con lui il primo ministro belga Alexander De Croo. Il premier spagnolo ha affermato che Israele, anche se attaccata e chiamata a difendersi, ha l’obbligo di rispettare il diritto internazionale. Da qui la replica di Netanyahu. Il premier israeliano "si è subito sentito in dovere di agire ‘da maschio’: così ha dato a lui e al suo omologo belga di ‘quelli che danno sostegno ai terroristi’ e ha prontamente convocato gli ambasciatori dei due Paesi".

 

 

Un fatto non nuovo per Gentili, secondo cui "le dimostrazioni di potenza, anche a costo di mettersi nei guai o di dover poi smentire se stesso sono sempre state alla base dell’agire politico di Bibi". Eppure "il fatto è che di questi tempi il machismo e il mito della forza sono nell’occhio del ciclone, e mal dispongono vistosamente l’opinione pubblica: forse anche chi governa da padre padrone, se non vuole definitivamente essere travolto, dovrebbe tenerne conto".

A proposito di "machismo", strano che nessuno a sinistra (Gentili compresa) abbia sottolineato come il linguaggio usato dalla palestinese (pseudo) femminista che sul palco della manifestazione di Roma ha tuonato contro "gli anziani ostaggi israeliani" e celebrato "i giovani palestinesi in forza" abbia sostanzialmente utilizzato lo stesso registro "da bar" di cui la sinistra accusa l'avversario. Un cortocircuito indicativo del caos che regna nel campo cosiddetto progressista, dove vige il motto il nemico del mio nemico è mio amico.

 

 

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