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Jacopo Fo, la sceneggiata: "Crollo del 99%, mi oscurano perché sostengo le idee del Papa"

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Già da ottobre, all'indomani cioè dell'attacco simultaneo dei terroristi di Hamas ad alcuni villaggi israeliani, gli utenti di Facebook e Instagram hanno iniziato a segnalare uno strano funzionamento di Meta che renderebbe meno visibili determinati contenuti quando non li censura del tutto. Si tratta per lo più di post pro-Palestina che, anche se non violano le regole delle piattaforme, causano di fatto l'oscuramento dei profili utenti. Un'operazione che sarebbe diventata più capillare man mano che si è l'esercito israeliano bombardava la Striscia di Gaza alla ricerca dei terroristi di Hamas e che ora sembra essere diventata insostenibile per chi si professa "pacifista". 

Ne sa qualcosa Jacopo Fo che stamattina, sotto la pioggia battente, ha protestato davanti alla sede di Facebook di Milano con un cartello in mano. "Da 6 mesi Facebook ha reso quasi invisibile la mia pagina. Sono così passato da 23,5 milioni di contatti al mese a meno di 200mila, cioè un crollo di più del 99%", denuncia Fo sostenendo che la sua colpa "è aver sostenuto le idee di Papa Francesco: Hamas ha commesso un crimine uccidendo bambini israeliani, il governo israeliano a fatto lo stesso uccidendo bambini palestinesi". Il figlio del Nobel Dario Fo per la letteratura, fa notare che "quando dopo il 7 ottobre ho denunciato i crimini di Hamas non è successo niente. Quando ho denunciato i crimini del governo israeliano i miei contenuti sono stati immediatamente penalizzati e resi quasi invisibili", denuncia.

 


"Sono migliaia i pacifisti italiani che hanno subito una punizione simile alla mia", denuncia lo scrittore.  "Facebook mette in pratica le sue condanne senza contraddittorio e senza comunicare nulla alle persone sanzionate. Facebook pretende di gestire il social in modo totalmente arbitrario soffocando la libertà di parola. Ma Facebook", puntualizza Jacopo Fo, "è un servizio pubblico e non può fregarsene delle leggi europee che sanciscono una protezione (anche se labile) del diritto degli utenti". "Qualcuno potrà osservare che la mia protesta individuale e solitaria di fronte alla sede italiana di Facebook porterà a poco. Forse. Ma opporsi agli abusi è un imperativo morale assoluto", ha concluso.

 

 

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