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Antonio Scurati, partigiano a gettone: scrive un comizio e poi urla al bavaglio

Fausto Carioti
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La bufala più grossa, quella che il sito di Repubblica e a ruota gli esponenti della sinistra presentano come la prova definitiva della censura imposta dalla Rai allo scrittore Antonio Scurati, è uno screenshot, l’immagine della schermata di una comunicazione interna all’azienda. Il testo è questo: «Con la presente facciamo riferimento alla rdp. n. 7241200773 a nome di Antonio Scurati in qualità di autore testi creativi per il programma “Chesarà”. Si comunica che la stessa viene annullata per motivi editoriali», dove «rdp» sta per richiesta di produzione.

Per Repubblica è «il documento che smentisce la Rai», e in particolare Paolo Corsini, direttore dell’approfondimento. Poco prima, costui aveva assicurato che la partecipazione dello scrittore alla trasmissione condotta da Serena Bortone non era «mai stata messa in discussione», e aveva invitato a «non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale». Il problema, insomma, erano i soldi, non la politica. Per l’opposizione quella schermata conferma invece che il dirigente mente e che a Scurati è stato impedito di leggere il suo intervento sugli schermi di Rai3. Scandalo politico e pandemonio, allora.

 

LA CATENA DEGLI EVENTI
Di vero, però, c’è solo quel testo, inviato da un impiegato amministrativo tramite il software gestionale Sap. Tutto il resto è falso, a partire dall’interpretazione che ne viene data. La richiesta annullata, infatti, non riguardava la presenza di Scurati in trasmissione, ma una cosa assai diversa: il suo contratto come «autore testi». E in particolare il compenso da 1.800 euro: cifra di poco superiore ai 1.500 euro che l’ufficio scritture aveva messo inizialmente a disposizione, e che erano stati giudicati insufficienti dallo scrittore per il suo monologo di uno-due minuti. Quanto al riferimento ai «motivi editoriali», indica che la decisione è stata presa dal direttore (nei documenti aziendali non si scrive «Tizio voleva troppi soldi», né si spiegano altre ragioni: si comunica da dove viene la disposizione). A essere cancellato, dunque, è stato solo il pagamento dei 1.800 euro pretesi da Scurati, ritenuti eccessivi dalla direzione degli approfondimenti (a maggior ragione perché avrebbe fatto pubblicità indiretta alla serie tratta dai suoi libri che uscirà presto su Sky), non la presenza dell’autore di M come ospite. La conferma viene dalle successive comunicazioni interne all’azienda.

Occhio agli orari, perché sono importanti. Il documento digitale mostrato da Repubblica è delle 16.44 di venerdì. Una mail inviata alle 17.42 dalla redazione della trasmissione alla direzione informa che tra gli ospiti di sabato ci sarebbero stati l’artista Gene Gnocchi, il segretario della Cgil Maurizio Landini, lo scrittore Antonio Scurati, il giornalista di Libero Francesco Specchia e altri. Accanto al nome di Scurati c’è la sigla «TG», che sta per «titolo gratuito». Significa che i collaboratori di Bortone prendono atto che Scurati non sarebbe stato pagato, e assicurano comunque la sua presenza. Tutto pare filare liscio, quindi. Tanto che alle ore 18.18 un’altra mail, stavolta inviata dalla struttura tecnica dalla direzione, ufficializza all’amministratore delegato Roberto Sergio e ad altri l’elenco degli ospiti. Scurati è confermato, il suo nome è il primo tra coloro che saranno presenti «a titolo gratuito». Pochi minuti dopo, un comunicato dell’ufficio stampa della Rai annuncia la scaletta della puntata: terminata l’intervista a Landini, ci sarebbe stato «un monologo dello scrittore Antonio Scurati incentrato sui contenuti del 25 aprile». Testo pubblicato anche online e rimasto sul sito della Rai. I direttori e i vertici dell’azienda, quindi, venerdì erano andati a letto con la certezza che non ci sarebbe stato alcun problema. Ieri mattina, invece, il colpo basso.

L’ACCUSA DI BORTONE
Bortone scrive sui social network che «nella puntata di questa sera di “Chesarà” era previsto un monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Ho appreso ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita ad ottenere spiegazioni plausibili. Ma devo prima di tutto a Scurati, con cui ovviamente ho appena parlato al telefono, e a voi telespettatori, la spiegazione del perché stasera non vedranno lo scrittore sul mio programma. Il problema è che questa spiegazione non sono riuscita a ottenerla nemmeno io». Anche qui c’è una sola cosa vera, ed è sempre quella: il contratto di Scurati è stato annullato. Ma non perché non glielo volessero fare: ce n’era uno da 1.500 euro che lui ha rifiutato. E non fargli un contratto da 1.800 euro non significava censurarlo: il (discutibile) contenuto del suo monologo era noto alla redazione e ai dirigenti della Rai, e nessuno aveva cancellato la sua presenza. Le porte per lui, gratis, sono rimaste aperte sino all’ultimo. Ma evidentemente l’interessato, in mancanza di bonifico, ha preferito non apparire. Su una questione di soldi - 300 euro di differenza per una brevissima “ospitata” - si è costruito così un romanzo di censura e fascismo risorgente, perfetto da leggere nei giorni che ci separano dal 25 aprile.

 

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