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Giulio Sapelli: "L'America torni a essere il leader mondiale"

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Forte di diecimila mercenari greci, Ciro il giovane partì dalle coste dell’Egeo per spodestare il fratello Artaserse dal trono persiano. La sua morte nella battaglia di Cunassa lasciò l’esercito senza una guida, costringendolo a una disastrosa ritirata nel disperato tentativo di tornare in patria. Una sorte che, secondo Giulio Sapelli, riguarda gli Stati Uniti e tutto l’Occidente.

Non è un caso dunque che il suo ultimo libro, Verso la fine del mondo, edizioni Guerini e Associati, scritto con il prezioso contributo di Lodovico Festa, autore della prefazione, si apra con l’analogia tra i fatti narrati nell’Anabasi da Senofonte e la politica recente del Dipartimento di Stato americano.
«Gli Stati Uniti devono riprendere ad essere la guida del mondo» avverte l’economista torinese, con un lungo passato da ordinario alla Statale di Milano. «Non si può essere un impero riluttante, cosa che gli Usa sono sempre stati, ma ora sono anche un impero indeciso perché hanno sposato una teoria umanitaristica che viene dalla school of law di Princeton e Harward secondo la quale le guerre si fanno per motivi morali. La conseguenza è che ci sarà la guerra permanente. Siamo tornati a prima del trattato di Westfalia, alla Notte degli ugonotti». 

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