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Chef Rubio? Da Rula Jebreal a Zerocalcare: se la prende anche con chi lo appoggia

Chef Rubio

Daniele Dell'Orco
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Mentre la Digos di Roma continua ad indagare sul pestaggio di Gabriele Rubini, Chef Rubio (potrebbe arrivare presto in Procura a Velletri la prima informativa), aggredito nella serata di mercoledì scorso fuori dal suo villino ai Castelli Romani da un gruppo di persone, una almeno armata anche di martello e un’altra di mattone, l’attivista pro-Palestina, che sta facendo il pieno di popolarità, non ha certo ridimensionato la sua crociata anti-israeliana. Anzi.

Rubio aveva fin dalle primissime ore accusato non meglio precisati «ebrei sionisti» che lo avrebbero «aspettato in sei fuori casa e hanno tagliato i fili del cancello per massacrarmi».

Poi twittando compulsivamente, tra repost degli strazianti video che arrivano dalla Striscia di Gaza e una sua intervista tutto incerottato ad AlJaazera, ha trovato tempo per argomentare meglio la sua tesi. A picchiarlo sarebbero stati «sionisti romani, prima organizzati nella Led (Lega ebraica di difesa) ora nella Brigata ebraica, sono gruppi di destra, ultras delle curva di Roma e Lazio addestrati, militarizzati, finanziati e impuniti operano alla maniera dei nazisti degli anni ‘30».

 

 

Per par condicio, però, Rubio, che ne ha sempre per tutti, se l’è presa anche con i compagni che dovrebbero essere suoi sodali e invece lui è talmente compagno che, se sono troppo moderati, li odia.

Così, dopo le invettive contro Zerocalcare accusato di essere un filo-palestinese per convenienza, ha sfoggiato l’arte del “dissing” contro quanti gli hanno a parole espresso solidarietà ma con la condizionale: «Fanc*** il preambolo “non condivido i toni, ma”. O condanni o stai zitto», scrive Rubio, all’indirizzo di Tomaso Montanari, Francesca Albanese, Rula Jebreal, Nicola Fratoianni e altri che definisce «borghesi che fino a ieri a prendevano le distanze. Se siamo arrivati al tentato omicidio è anche per i cazzi vostri che isolate. Patetici».

 

 

A onor del vero, non ha tutti i torti. Montanari, ad esempio, che è il primo ad usare toni vergognosi nelle sue invettive, gli ha mostrato solidarietà acchiappalike e poi lo ha bloccato. La Albanese ha ricambiato, controvoglia, il supporto che Rubio le mostrò di fronte alle accuse, fondate, di avere un conflitto di interessi in chiave pro-Palestina. Rula Jebreal nel tempo lo ha «disprezzato» per il suo supporto ad Hamas. Ma la cosa grave è che ci siano volute le martellate e i pugni di ignoti per far capire a Rubio i cortocircuiti di una sinistra ipocrita che da decenni ormai vive di moralismo, perbenismo e sciatteria, fregandosene dei problemi degli ultimi e anzi strumentalizzandone i drammi per fini elettorali. 

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