Horacio Verbitsky, giornalista di sinistra argentino famoso per le sue indagini sui desaparecidos, nel suo libro del 2005 “L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina”, accusò Jorge Mario Bergoglio, tra 1973 e 1979 massima autorità gesuita in Argentina, di collusione con il regime militare. «Una disgrazia per l’Argentina e per il Sudamerica», commentò quando si seppe che Bergoglio era diventato Papa Francesco. Ordinario di Storia e Istituzioni delle Americhe all’Università di Bologna autore di vari importanti studi sull’America Latina, Loris Zanatta nel 2019 pubblicò un testo dal titolo volutamente provocatorio “Fidel Castro, Perón, Bergoglio: il populismo gesuita”, in cui ricordò che «quando dirigeva l’Università del Salvador, ricordano a Buenos Aires, era lapidario: accetto docenti d’ogni corrente, peronisti o comunisti non importa, purché non siano liberali».
In effetti, dopo che all’elezione del Papa argentino un bel po’ di media di tutto il mondo si erano messi a parlare di «passato imbarazzante» (saccheggiando Verbitsky), dalla stessa sinistra latino-americana è arrivata una massiccia riabilitazione, fino alla visita che gli fece la leader delle Nonne di Plaza de Mayo Estela Carlotto. «Come cristiana credo che se si sbaglia si deve riconoscerlo e scusarsi. In questo caso non domando perdono: sono stata male informata da settori che ritenevo seri; poi altri hanno rivelato la verità e ho potuto cambiare idea».
Addirittura, sono saltate fuori altre testimonianze secondo le quali Bergoglio avrebbe invece creato una rete di soccorso che avrebbe salvato decine di persone, ma che sarebbe stata tenuta occulta per sicurezza. E sempre a esigenze di sicurezza sarebbe stata dovuta questa immagine di contiguità ai militari. Zanatta ha a sua volta chiarisce che non è che Bergoglio sia comunista. Attinge però a un ideale di società organica o ostile al liberalismo di derivazione anglosassone da cui derivano anche il comunismo di Fidel Castro, il socialismo del XXI secolo di Chávez o l’indigenismo di Evo Morales a sinistra quanto vari regimi militari a destra, e Juan Domingo Perón in una posizione che attingeva a destra e sinistra contemporaneamente. Il fascismo come la socialdemocrazia. Un esempio di questa mescolanza sta pure in Esther Ballestrino de Careaga: attivista uruguayana nata in Paraguay e uccisa dal regime militare argentino dopo essere stata tra le fondatrici delle Madri di Plaza de Mayo, da cui Beroglio disse di avere appreso «a pensare la realtà politica», che è stata spesso definita «comunista», ed era in realtà una militante del Partito Rivoluzionario Febrerista, partito nato nel 1936 in Paraguay da un golpe chiaramente ispirato al fascismo, ma che è poi passato a definirsi socialdemocratico.
ACCUSE E SCUSE
Insomma, discendente da piemontesi e liguri emigrati in Argentina, primo pontefice gesuita e primo pontefice proveniente dal continente americano, perito chimico, addetto alle pulizie e anche buttafuori presso un locale malfamato prima di entrare nella carriera ecclesiastica abbandonando anche una fidanzata, poi laureato in filosofia e docente di letteratura e psicologia, tifoso del San Lorenzo, Bergoglio viene da un Paese e da una realtà sui generis e, di fronte alla definizione che gli hanno spesso dato di “papa peronista”, ha pure ricordato che in realtà la sua famiglia era radicale, dell’altro partito storico argentino: di origine liberale, poi a sua volta definitosi socialdemocratico, spesso forza di raccolta dell’antiperonismo, ma comunque partecipe dello stesso humus populista. Dunque, non è solo per caratteristiche personali o per esigenze se Bergoglio è sembrato sbandare tra destra e sinistra, ma perché un po’ tutta l’Argentina è così. Così come si vede dal fatto che dopo avere inventato il peronismo ha ora portato alla presidenza un personaggio come Javier Milei. A parte le accuse di complicità con il regime militare, dopo che in seguito alla grave crisi del 2001 in Argentina quella “ondata a sinistra latinoamericana” di inizio millennio (di cui i più noti esponenti furono il venezuelano Hugo Chávez nella variante più radicale e il brasiliano Lula in quella più moderata) andò al potere con i coniugi Kirchner: Néstor tra 2003 e 2007; poi Cristina Fernández de Kirchner tra 2007 e 2015. Ispirato a una variante di sinistra del peronismo in cui c’erano ormai anche una difesa dell’aborto, del femminismo e dei cosiddetti diritti di genere da cui epici scontri proprio con Bergoglio, che dal 1998 era diventato arcivescovo di Buenos Aires, dal 2001 cardinale e dal 2005 presidente della Conferenza Episcopale Argentina. «Siamo un governo rivoluzionario e il nuovo Papa ha detto che il matrimonio gay era parte del piano del diavolo», avrebbe detto una giovane funzionaria dell’entourage presidenziale. L’Argentina è stata in effetti la prima nazionale latinoamericana a introdurre nel 2010 il matrimonio gay. Al momento dell’approvazione di quella legge Bergoglio guidò una marcia di protesta e mandò una lettera in cui chiese ai sacerdoti di parlare nelle omelie del «bene inalterabile del matrimonio e della famiglia». Ma dopo aver parlato di «mala suerte» alla prima notizia dell’elezione a Pontefice di colui che suo marito Néstor aveva ribattezzato «il cardinale oppositore», Cristina Kirchner non solo si rassegnò all’idea che «Bergoglio non è più Bergoglio, ora è il Papa», ma ottenne anzi di essere il primo capo di Stato a essere ricevuto da Francesco dopo l’elezione. E tra i primissimi ricevuti ci fu Premio Nobel per la Pace 1980 Adolfo Pérez Esquivel: esponente della lotta peri diritti umani contro il regime militare, le cui dichiarazioni a favore di Bergoglio dopo le elezioni per scagionarlo dalle accuse di complicità con il regime militare furono il primo segnale dell’apertura al nuovo Pontefice da parte di quei settori di sinistra radicale che in passato erano stati con lui in polemica. Quasi un’apripista all’“andata a Canossa” di Cristina.
GIOCO DELLE PARTI
Perfino Verbitsky disse di aver cambiato idea. Soprattutto, a favore di Francesco si schierarono i residui esponenti della Teologia della Liberazione. Il brasiliano Leonardo Boff allo Spiegel arrivò a dire che la sua fama di ostilità verso i gay era infondata, visto che «un paio di mesi fa» avrebbe approvato espressamente «che una coppia di omosessuali adottasse un bimbo. Francesco è un Papa che viene dal Grande Sud, dove ci sono i più poveri dell’umanità e dove vive il 60% dei cattolici. Riformerà la Curia, darà un volto nuovo e credibile alla Chiesa».
Un gioco delle parti, per cui a Francesco fu perdonato il passato in cambio di un suo schieramento ideologico? Probabilmente la cosa è più complessa. Bergoglio si era fatto comunque fama di presule “sociale” anche per i discorsi contro lo «scandalo della povertà». Comunque, con il “Berlusconi argentino” Mauricio Macri, presidente dal 2015, Bergoglio si prese poco, ci sono perfino sospetti che abbia avuto un ruolo sottobanco per far nascere il Frente de Todos che lo sconfisse nel 2019, portando al potere quell’Alberto Fernández che lui aveva ricevuto in privato a inizio 2018. Lo stesso Fernández, che si era preso Cristina come vice, nel 2023 però neanche ha provato a ricandidarsi. Poi alla Casa Rosada ecco Milei: a Bergoglio chiaramente sgradito e viceversa. “Tirannello”, “Maligno” è un esempio degli epiteti che i due si sono scambiati. Alla fine, però, Bergoglio ha ricevuto anche lui. Convenienze, ovvio. Ma Zanatta ad esempio ha anche ipotizzato che, sia pure in nome di ricette diverse, alla fine il comune stile populista finisca per renderli molto più vicini di quanto non si potrebbe sospettare.