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Francesca Albanese, il rapporto che la incastra: cosa ha insabbiato

Secondo #UnWatch, l'agenzia che monitora le prestazioni elle Nazioni Unite, #FrancescaAlbanese ha insabbiato finanziamenti di gruppi #ProPal che hanno esaltato e glorificato i terroristi
di Carlo Nicolatovenerdì 19 settembre 2025
Francesca Albanese, il rapporto che la incastra: cosa ha insabbiato

(LaPresse)

3' di lettura

Francesca Albanese e Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi: gli ultimi due rapporti pubblicati da Un Watch, Ong con sede a Ginevra la cui missione è «monitorare le prestazioni dell’Onu sulla base della propria Carta», vanno dritti al punto. Il primo rapporto dal titolo “Nothing to hide” (“Niente da nascondere”) spiega come la nota relatrice avrebbe insabbiato insieme con l’organizzazione di cui fa parte finanziamenti che avrebbe ricevuto per le sue relazioni da gruppi di pressione filo-Hamas. Il secondo, titolato “Schools in the grip of terror” (“Scuole nella morsa del terrore”) spiega invece come la famigerata agenzia Onu sia stata per decenni monopolizzata da Hamas che «ha plasmato i programmi di studio, supervisionato migliaia di insegnanti e trasformato le aule in incubatori di odio».

«Non ho mai avuto e non avrò mai nulla da nascondere», aveva detto Albanese nel luglio 2024 rispondendo alle accuse circostanziate mosse da Un Watch. La vicenda riguarda un viaggio del novembre del 2023 in Australia e Nuova Zelanda che l’Ong definisce di “lobbying”, quindi già di per sé non conforme al mandato, e che avrebbe ricevuto finanziamenti esterni non governativi violando in questo caso l’articolo 3 del Codice di condotta delle Nazioni Unite per le procedure speciali, che vieta ai titolari di mandato di accettare favori, doni o remunerazioni da fonti non governative. Albanese prima e l’Onu poi hanno ovviamente negato, e quando Un Watch ha presentato le prime denunce il Segretariato Onu ha cercato di insabbiare tutto deferendo la questione al Comitato di coordinamento delle procedure speciali. Un gruppo, spiega la Ong, «privo di poteri investigativi e composto da amici e collaboratori stretti della Albanese». 

L’insabbiamento ha funzionato fintanto che alla relatrice nel marzo di quest’anno è stato rinnovato il mandato triennale, quando di fronte alle proteste il Comitato di coordinamento ha frettolosamente prodotto una lettera che cerca di scagionarla dalle accuse. Ma la parte più interessante del rapporto riguarda il fatto che tale Comitato «spudoratamente di parte», si sia trovato costretto a concedere due accuse importanti contenute nella denuncia: cioè che Albanese ha effettivamente ricevuto finanziamenti da «organizzazioni esterne» filo-Hamas e che la richiesta di denaro da parte della relatrice, da girare poi al suo assistente, in cambio della sua disponibilità a parlare a un presunto «accampamento di solidarietà con Gaza» alla Columbia University, fosse eticamente «inappropriata». Il primo punto riguarda in particolare la partecipazione durante il viaggio di cui sopra alla conferenza annuale in memoria di Edward Said per l’Australian Friends of Palestine Association (Afopa) ad Adelaide. L’Afopa stessa ha poi dichiarato di aver sponsorizzato la visita di Albanese, non sapendo che ciò contravveniva alle regole Onu.

Ma Albanese lo sapeva. E sapeva anche che tipo di associazione è Afopa: «Un gruppo», sostiene Un Watch, «che ha elogiato il leader terrorista di Hamas Yahya Sinwar». All’inizio del secondo rapporto sull’Unrwa, Un Watch spiega che anche in questo caso Guterres ha sempre negato, ma i terroristi di Hamas ricoprivano da decenni posizioni di vertice all’interno del sistema educativo dell’Onu ostentando «pubblicamente e ripetutamente» i loro legami con il gruppo terroristico. «L’Unrwa lo sapeva», dice il rapporto, e con quel miliardo di dollari l’anno che riceve dagli Stati occidentali ha glorificato gli attentatori suicidi e l’annientamento di uno stato membro delle Nazioni Unite, allevando bambini soldato. L’Ong spiega come le operazioni dell’Unrwa sul terreno sono in realtà controllate dai leader locali e non dal personale internazionale (il Commissario generale Philippe Lazzarini funge solo da volto pubblico). Più del 99% dei 30mila dipendenti dell’Unrwa è personale di zona, appena 120 i dipendenti internazionali.

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Due casi spiegano perché questo particolare sia importante. Nel maggio 2021 ci sono voluti meno di dieci giorni perché i leader locali dell’Unrwa ottenessero l’espulsione da Gaza del membro senior Matthias Schmale che aveva fatto un’osservazione a sostegno di Israele in un’intervista ai media. Ma l’Unrwa non riuscì invece a licenziare il presidente del sindacato dei lavoratori dell’Agenzia Suhail Al-Hindi che appariva pubblicamente con i leader di Hamas ed è diventato poi membro dell’Ufficio Politico dello stesso gruppo terroristico dal 2017.