Premessa d’obbligo: per Donatella Di Cesare le elezioni regionali in Calabria sono andate non male ma malissimo. Forse ancora peggio che per Pasquale Tridico, il candidato governatore del centrosinistra finito dietro al riconfermatissimo Roberto Occhiuto di 18 punti. In questa debacle giallorossa, la professoressa in lista con Alleanza Verdi e Sinistra e diventata famosa per le posizione “controcorrente” su Russia e Ucraina è finita schiacciata, tanto da restare addirittura fuori dal Consiglio regionale. Ospite di David Parenzo a L’aria che tira, su La7, mostra ancora evidenti segni di rosicamento, più o meno consapevole, accusando la premier Giorgia Meloni e le forze del centrodestra di aver creato in questi mesi «una ondata di violenza, di odio e di militarizzazione del dibattito pubblico».
«La premier ha delle responsabilità in questo, perché parla di accuse contro di lei, quindi fomenta il clima d'odio. C’è la tentazione di governare fomentando alcuni sentimenti ancestrali», spiega incalzata da un Parenzo che la ascolta un po’ interdetto. Tuttavia la posizione della Di Cesare non è nuova: già a DiMartedì, altro salotto televisivo di La7 condotto da Giovanni Floris, aveva parlato di «un peggioramento dell'Italia, del Paese, una brutalizzazione in questi due anni di governo. Ma quello che mi colpisce di più è lo smantellamento sistematico della democrazia. Credo che bisognerebbe veramente stare molto attenti, perché l'autoritarismo oggi non arriva in modi e forme eclatanti come un colpo di Stato, ma con le zampe di velluto».
DiMartedì, Augias contro Meloni: "Un aspetto della sua personalità è il vittimismo"
"Non sono cose che vanno dette a Vespa, se la cosa è vera va segnalata alla Digos": Corrado Augias, osp...Democrazia a rischio? Sì, soprattutto quando il popolo non ti vota. Forse, la colpa anche in questo caso è del resto del mondo. «Ho letto un giornale serio e ben informato come il Corriere che mi definisce pro-Pal. A me viene anche da ridere, io ho una posizione molto più articolata- si lamenta la Di Cesare -. Oltre alla credibilità che perdono con queste etichette, con questo indicare bersagli e fomentare a loro volta un clima d’odio, mi spiace che in questo modo non viene consentita una riflessione». «Si riferisce all’articolo in cui un collega scriveva come le è andata male in Calabria? - la interrompe Maria Teresa Meli - Volevo precisare, essendo io del Corriere della Sera vorrei difendere il mio giornale, se mi è consentito professoressa». «Dire che una persona è pro-Pal però non è un'etichetta», contesta anche Parenzo. Quanti nemici della libertà intorno a noi.