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Toh, l’Albanese se la prende perfino con l’Onu

di Lorenzo Cafarchiomercoledì 19 novembre 2025
Toh, l’Albanese se la prende perfino con l’Onu

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La vida es una tombola e Francesca Albanese è pronta a estrarre tutti i numeri. Seguirla in ogni dichiarazione è lavoro usurante, perché i temi sono infiniti e ogni volta che nostra signora della Palestina apre bocca i taccuini vengono farciti di gesti, atti e pentimento. Quello degli altri, ovviamente. Perché mai abbastanza, come italiani ed europei, facciamo per Gaza. Le ultime sentenze? Proprio ieri sera.
Nel corso dell’evento “Palestina, diritto internazionale e il ruolo dell’Europa” convegno organizzato al Parlamento europeo da Danilo Della Valle esponente del M5S - la relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati ha sfoggiato tutto il suo repertorio. Inarrestabile da ogni posizione. Per primo ha attaccato l’Onu. Ma come direte, sentite aria di autogol eppure l’inscalfibile Albanese punta dritta. La risoluzione votata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu sul piano per Gaza? «Non è conforme al diritto internazionale».

Sentenza senza appello emessa dalla giurista campana che sconfessa, pure, la propria organizzazione. «Il diritto internazionale, come recentemente interpretato dalla Corte di giustizia internazionale, richiede che Israele lasci la Striscia di Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est ai palestinesi, che ritiri le truppe, che ritiri e smantelli le colonie, e che smetta di sfruttare le risorse naturali ed economiche dei palestinesi. Questi dovrebbero essere i punti di partenza». Le condizioni sono dettate.

Davanti a tutto questo Albanese suggerisce agli Stati di recepire «ciò che andrebbe fatto» per la causa di Gaza mettendo nel mirino «una risoluzione», a sua detta, «che crea un meccanismo internazionale bypassando le Nazioni Unite e l’autodeterminazione dei palestinesi, che dovrebbero poter governare se stessi» e per questo risulterebbe una decisione inaccettabile. «Una simile soluzione finirebbe per istituire una nuova forma di tutela coloniale. La considero un tradimento dei valori fondamentali della Carta delle Nazioni Unite». La colpa quindi deve, imperturbabile, cadere sui popoli europei complici del genocidio palestinese. La fatwa è consegnata in questo venerdì, santo e laico allo stesso tempo, dell’umanità che viviamo perennemente. Una volta sbandierato da Israele e successivamente dalla Palestina, o meglio esposto al cielo dai loro emissari che tutto sanno e tutto possono. C’è spazio anche per la modestia. «Io credo», ci dice quasi benedicendoci San Francesca dei gazawi, «veramente di essere una persona normale, ed è per questo che io sono una fonte di ispirazione per tanti giovani, per tante persone normali». Insegnaci la vita. La naturale successione di questo climax è l’appello a «votare meglio. I leader politici non ascoltano più le persone». Peccato che udendo lei almeno in Italia, visto il fare da Lutero dei tempi nostri con le sue leggi affisse sul portone della globalizzazione, il governo attuale può dormire sogni tranquilli.

Un ringraziamento alla Flotilla non lo facciamo? I portuali, orgoglio suo, hanno «indetto un altro sciopero. Ed è questo che dobbiamo sostenere» indirizzando la protesta che «deve avvenire in porti dove vengono ricevuti beni e merci israeliani». Ci chiediamo, se nel buio della loro stanzetta, questi megafoni ascoltino le loro parole oppure il profluvio di lemmi sia troppo gravoso da risentire. Perché la causa palestinese è cosa così delicata che la vera non conformità è che venga fagocitato dalle Albanese sparse in un Occidente perennemente in guerra con se stesso.