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Costi della politica, taglio del 50% sui finanziamenti ai partiti

Giulio Bucchi
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Riduzione del 50% ai finanziamenti di gruppi consiliari, partiti e movimenti e taglio dell'80% dei fondi alle Regioni non virtuose. Sono due dei punti fondamentali del decreto sui costi della politica varato dal Consiglio dei ministri. "Cerchiamo di porre un argine concreto allo sperpero del denaro pubblico che invece di essere usato per migliorare la res publica spesso è utilizzato come res privata, perdendo di vista il fine della politica", ha commentato con i giornalisti il premier Mario Monti. Altra misura in questa direzione: gli amministratori ritenuti dalla Corte dei Conti responsabili del dissesto finanziario dell'ente da loro gestito dovranno restare fuori 10 anni dalla politica, senza poter ricoprire alcuna carica.  Sforbiciata ai finanziamenti - Finanziamenti ai partiti, si diceva. I rimborsi ai gruppi consiliari e ai movimenti vengono ridotti del 50% e allineati al livello della Regione più virtuosa. Le Regioni che non rispetteranno le misure per il controllo della spesa previste dal decreto approvato dal consiglio dei ministri subiranno invece un taglio fino all'80% dei trasferimenti dello Stato. "Rigore non è solo imposizione di sacrifici necessari ma anche l'imposizione di un comportamento più adeguato a tutti noi che abbiamo responsabilità della cosa comune", ha proseguito Monti in conferenza stampa. Non sono ancora definite quantificazioni e successive riduzioni di spesa. Tutto verrà chiarito "con la legge di stabilità che presenteremo martedì prossimo - ha spiegato il ministro dell'Economia Vittorio Grilli - ma ci aspettiamo risparmi consistenti, cifre importanti".  Modifica della Costituzione -  Il governo proporrà inoltre un disegno di legge costituzionale di riforma del titolo V della Costituzione. Monti ha parlato di "uso opaco" dei fondi trasferiti ad alcune Regioni che "hanno creato un sistema inefficiente ed economicamente insostenibile". Al decreto sui costri della politica "seguiranno presto altri provvedimenti che comporteranno una proposta di revisione della ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni al fine di assicurare un assetto razionale ed efficiente, con l'eliminazione di sovrapposizioni e duplicazioni burocratiche e chiameranno regioni ed enti locali a concorrere agli obiettivi di finanza pubblica, al consolidamento dei conti e al rispetto del pareggio di bilancio". "La riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 - si legge ancora nella nota di Palazzo Chigi - ha ridisegnato l'assetto istituzionale del Paese attribuendo alle amministrazioni territoriali nuove competenze e responsabilità con conseguente incremento dei trasferimenti erariali, in particolare per la sanità e il trasporto locale. Secondo i dati diffusi da Cgia Mestre a settembre 2012 - aggiunge il governo - nell'ultimo decennio la crescita della spesa delle Regioni è stata del 74,6%, pari a 89 miliardi di euro. Nel 2010 le uscite complessive delle Regioni hanno superato i 208,4 miliardi. "L'aumento del deficit di bilancio di molte amministrazioni è il risultato - conclude la nota -, oltre che del ricorso all'indebitamento, anche dell'utilizzo opaco dei fondi da parte di alcune regioni e di un sistema farraginoso di controllo e valutazione delle performances".  Tagli alla difesa - Su proposta del premier, il Consiglio dei ministri ha poi approvato un decreto che fissa a 5.000 il numero di onorificenze dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, come per l'anno 2011. Tagli alla difesa, con riduzione degli organici delle Forze armate applicando la spending review. Il regolamento, si legge nel comunicato finale diffuso da Palazzo Chigi, disciplina la riduzione delle dotazioni organiche complessive delle Forze armate da 190.000 unità a 170.000 unità, escludendo Carabinieri e Capitanerie di porto.           

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