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La denuncia choc dei renziani:"Bersani sta già facendo brogli"

Matteo Renzi e Pierluigi Bersani

I sostenitori di Matteo contro il segretario: "Firme false nelle pre-registrazioni e anomalie tra gli stranieri iscritti". Il coordinatore Reggi: "Prende i soldi dall'Ilva"

Andrea Tempestini
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  di Elisa Calessi  Firme false, telefonate irregolari, fogli di uso interno allegati alle pre-registrazioni. E poi seggi che rimandano indietro la gente, fuorisede che non sanno dove votare, moduli che non arrivano. Questo è il quadro, devastante, che emerge a una riunione dei coordinatori renziani della Toscana. Ore 16, stazione Leopolda. Fra due ore inizierà la convention che lancerà il sindaco di Firenze nel rush finale delle primarie. In uno dei corridoi laterali, dove è allestita una saletta, si riuniscono le truppe toscane del sindaco. Quelle che giocano in casa. Eppure anche qui, dove gli uomini a vigilare sono molti di più che nel resto d'Italia, si segnalano irregolarità. A iosa. Il responsabile di un comitato di Firenze racconta che, nonostante la pre-registrazione sia iniziata il 4 novembre, in molti seggi i moduli non sono arrivati. Altrove si sono create file lunghe che hanno scoraggiato molti. «Sono venute persone che dopo mezz'ora di attesa se ne sono andare». Ancora: «La gente viene da noi a pre-registrarsi, ma ancora non sappiamo dirgli dove esattamente dovrà andare a votare. Servono gli elenchi dei seggi con gli indirizzi». Lentezze, complicazioni che vengono addebitate ai “bersaniani”, padroni della macchina del partito. Poi c'è la complicazione dei due fogli: uno per la ricevuta dei 2 euro, un altro per la pre-registrazione. «La gente non capisce...». Il responsabile dei coordinatori cerca di dare la carica. «Dobbiamo lavorare sodo in queste ultime settimane». L'obiettivo è portare a votare 4 milioni di persone. «Se i seggi sono 10mila, vuol dire che servono non uno o due, ma cinque, sei persone a seggio».  "Scorrettezza sovrana" -  Ma la denuncia più grave arriva dal coordinatore di Prato: «Da noi sono già state fatte 2600 pre-iscrizioni, un terzo per Matteo, tutto il resto per Bersani». Come è possibile? «Quelli di Bersani hanno fatto telefonate e registrato la gente così, per telefono, con firme false. Così poi il 25 si trovano già i voti pronti». Il meccanismo è chiaro: ti fai dare per telefono il nome, lo registri, poi da qui al giorno del voto ritiri le schede elettorali, necessarie per votare. Quindi, utilizzando un seggio dove il presidente è amico, compili tu le schede per tutti quelli che hai fatto registrare per telefono (ovviamente con firme false). Il tutto senza che i votanti vadano mai fisicamente al seggio. Né per registrarsi, né per votare. Ma non l'unica irregolarità. «La scorrettezza in Toscana regna sovrana!», grida un altro.  I renziani, insomma, sono preoccupati. Molto. «Dobbiamo mobilitarci, sfruttare questi giorni per registrare il più alto numero di persone, magari facendo anche seggi itineranti. Bisogna dire a tutti che è facile votare e soprattutto informarli su dove sono i seggi». Qualcuno propone volantinaggi o il porta a porta. Senza contare il problema delle alluvioni: 50mila persone sono sott'acqua e  non ci sono posti dove votare.  Brogli e pudore - E ritorna la paura di «abusi». La parola esatta sarebbe «brogli». Ma, per pudore, non è pronunciata. «Il meccanismo di voto è più vulnerabile delle altre volte», ragiona uno dei responsabili. Il coordinatore dell'Isola d'Elba segnala che «quelli di Bersani hanno preso le mailing-list degli iscritti e stanno mandando mail dicendo alla gente di indicare, al momento della registrazione, se voteranno per Bersani».  Il che è una doppia violazione: perché gli elenchi degli iscritti non dovrebbero essere nella disponibilità dei candidati (a meno che non valga per tutti) e perché la registrazione non può confondersi con la propaganda.  Convention simil Sky - Ore 18, si comincia. Rispetto alle altre volte, il clima è cambiato. Più austero, più serio. Più da convention politica. Ma anche più preoccupato. Sul palco, niente scenografie particolari. Solo un podio -identico a quello del confronto su Sky- e, dietro, il maxischermo con la scritta “Viva l'Italia Viva”. Cancellata la regola dei 5 minuti a testa. Inizia Roberto Reggi, coordinatore della campagna. Anche lui sollecita a «presidiare il voto perché sia trasparente». E prefigura «il caos totale» per il giorno del voto. Poi un'altra denuncia: i soldi. «Noi abbiamo raccolto tantissime donazioni, ma piccole. Abbiamo dovuto rinunciare a contributi più significativi che poi ci avrebbero condizionato. Bersani, perché non rinunci anche tu ai contributi di Riva e non metti quei soldi nella bonifica dell'Ilva?». Una domanda che contiene una denuncia grave, se fosse vera. Tocca a Pietro Ichino: «Se sinistra significa costruire un sistema di pari opportunità, il bilancio della sinistra nel nostro Paese è fallimentare». Più disuguaglianza, meno lavoro. Sara Biagiotti, dello staff di Renzi, attacca Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds: «Mi ricordo quando, alla vigilia della fondazione del Pd, venne a farci una riunione per dirci come fare a mettere al riparo il patrimonio immobiliare del partito dal Pd: evidentemente non credevano nel progetto del Pd». Ma la star della giornata è Davide Serra. Il finanziere dei soldi alle Cayman racconta la sua storia di scout, nato in una famiglia normale, laureato alla Bocconi. Poi Londra, «dove non importa da dove viene, ma cosa sai fare». Fino alla creazione del fondo Algebris. «La finanza non è cattiva. Prende danaro, si assume dei rischi e lo dà a chi ha bisogno». Infine l'endorsement a Renzi. «Sarei fiero se fosse il primo ministro». Ma per farlo prima bisogna passare le forche caudine dei gazebo. Faccenda tutt'altro che facile.   

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