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Sarà una campagna elettorale di "Fango quotidiano": iniziano Travaglio & Co

Marco Travaglio

Monti lancia battutine, il Cav va in tv e perde le staffe. E spunta un non meglio precisato dossier contro il Professore

Andrea Tempestini
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  di Maria Giovanna Maglie Ma che bella campagna di fango rissa e veleni! Che simpatica giornatina prenatalizia davanti alla tv! Ci voleva proprio un anno di sapiente governo dei tecnici per ritrovarci col clima peggiore possibile, oltre che massacrati di tasse; col capo tecnico che finché era in carica ostentava aplomb  bocconiano trasformato in livoroso aspirante monarca che lancia battutine cattive invece di dare cifre sul suo operato; con il vecchio grande capo che si era ritirato senza essere neanche stato sconfitto, di nuovo in campo, e tanto furioso da dimenticare come si sta quando si va a Rai1 non da premier. Ieri la gioiosa macchina da guerra Pd è stata per qualche ora defilata, in compenso un bel complottone criminal ricattatorio, ordito naturalmente ad Arcore per fermare Mario Monti, lo ha scodellato di buon ora Il Fatto di Travaglio e Padellaro, e pazienza se non è vero niente, pazienza se proprio quello è il giornale che di solito pubblica soffiate e intercettazioni servitegli direttamente. Quel che conta è spargere veleni e fango, dovessero gli elettori riflettere invece su Imu e pil, su svendita del Paese, su nuove tasse che incombono. Ma gli elettori fessi non sono. Cominciamo dalla storia de Il Fatto. Se leggete i titoli non avrete dubbi che la calunnia su Monti, titolare nientemeno che di undici milioni di euro a Zurigo, sia nata tra i banchi del Pdl e in quel covo di dossier e pugnali che è Arcore. Poi nell'articolo spunta la pista del Pd. «Zurigo 11 fa parte del pacchetto di minacce del centrosinistra a Monti. L'ambasciatore è Tizio», ovvero è un esperto deputato democratico, che ha ricoperto delicati incarichi nel partito. Non è finita, c'è una terza versione: «Tizio e Caio passeggiano a braccetto e stanno avvertendo i deputati dell'Udc: Berlusconi sta accumulando un'ampia documentazione su Monti». «Caio» sarebbe un ex leader di primo piano del Pd. Ci avete capito qualcosa? Sicuramente che ci aspettano soffiate pesantissime di ogni genere nei prossimi due mesi. Con questo viatico ci siamo apprestati alla conferenza di addio del premier Mario Monti, seguita da intervista tv a Lucia Annunziata.  Non solo di tecnico e di imparziale non abbiamo trovato traccia, ma è partito un bel comizio politico di quelli col sopracciglio  sollevato, la battutina acida e l'aria da marchese del Grillo che non deve dare mai spiegazioni. Monti ci ha comunicato nell'ordine che: lui non si schiera con nessuno e non si sporca l'immagine con l'inchiostro dei voti, ma si aspetta a fine della pantomima elettorale di essere incoronato re d'Italia, perché «se me lo chiedono sono pronto a guidare il governo». Poi che l'agenda Monti, termine prima bollato come invenzione dei giornalisti poi utilizzato ufficialmente, prevede che si fatichi a seguire il pensiero di Berlusconi che non è lineare, si vorrebbero fare le riforme ma la Cgil sia d'ostacolo, le leggi per la riforma ci vogliono ma non devono essere ad personam, eventualmente in politica si salirebbe e non si scenderebbe, infine che lui sente statista come De Gasperi.  Domande non fatte a Mario Monti. Esiste in Italia la sovranità popolare?  Hanno gli elettori il diritto di mandare qualcuno a  Palazzo Chigi? Può il Cav tornare in campo, scenda o salga, in nome di questa antica regola democratica noiosa, e magari dire che lui l'Imu non la vorrebbe più imporre senza che si disegnino scenari apocalittici Si può infine pensare di ridiscutere qualche patto scellerato con Bruxelles senza cadere in reato di lesa maestà? No, il Mario Monti pronto a governare ma senza rischiare di non prendere voti, non intende consentirlo. Al Pd si propone come ruota di scorta, ma intanto gli lancia siluri. Al Cav riconosce gratitudine ma lo bolla come un vecchio bugiardo. Non male per un non candidato. Legittimamente furibondo ma un bel po' fuori registro arriva poco più tardi il Cav. Perché non gli hanno spiegato o ricordato che la domenica pomeriggio di Rai1 si chiama l'Arena, che Giletti ha per vezzo o per vizio di sparare domande su domande a raffica, che se sei sentito o considerato come opposizione non è la stessa cosa che se sei al governo? Infine che c'è un sacco di ascolto diciamo così di target basso, ma anche di simpatizzanti del Pdl? Siccome non glielo hanno ricordato e l'onta del Prof è fresca, il Cav si corruccia, si irrita, perde la testa e ripete la vecchia scena del me ne vado non me ne vado, che più di una volta non funziona. Poi si calma e dice alcune cose terribili e inutili, come l'incubo sul governo con Ingroia alla Giustizia e Fini alle Fogne, altre di grande utilità e buon senso, che rischiano però di perdersi. «Monti? È umanamente gradevole, ma è un professore»; «Non è mai stato nella trincea del lavoro»; «Non metteremo in lista persone con condanne definitive. Avremo persone che vengono dal mondo delle imprese, del lavoro, delle professioni, giovani sindaci, e anche persone che vengono dalla cultura e dallo sport. Confermeremo i parlamentari che si sono rivelati capaci». Siamo solo all'inizio. Intanto Buon Natale, di auguri abbiamo veramente bisogno.  

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