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Bonus Irpef: per dare 80 euro a pochi Renzi taglia mense e asili

Giulio Bucchi
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Nonostante tutte le dichiarazioni di principio, Matteo Renzi per dare gli ormai celebri 80 euro che sono al centro della sua campagna elettorale per le Europee, taglierà servizi pubblici essenziali anche agli stessi percettori del bonus. L'ha scoperto il quotidiano finanziario Italia Oggi che nel suo inserto settimanale sugli enti locali ha notato le voci elencate nella tabella A del decreto legge collegata alla spending review degli enti locali prevista dall'articolo 47 dello stesso testo (“Concorso delle Province, delle Città metropolitane e dei Comuni alla riduzione della spesa pubblica”). La tabella elenca una serie di codici informatici del sistema Siope (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici) che dovrebbero contenere le voci dei consumi intermedi della pubblica amministrazione da ridurre proprio per finanziare il bonus concesso ai lavoratori dipendenti (ed esteso anche ai disoccupati da una circolare della agenzia delle Entrate). A sorpresa però sono inseriti i codici Siope di alcuni servizi essenziali per i cittadini che dovranno subìre le forbici esattamente come le voci più comuni dell'acquisto di beni e servizi. Verranno tagliati settori delicatissimi come la sanità, il trasporto pubblico locale e la scuola. Nella spending review pensata da Renzi e dal suo ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per gli enti locali, e che dovrà dare nel giro di un triennio 2,192,6 miliardi di euro (444,5 milioni subito) sono stati inseriti infatti anche settori socialmente più che sensibili. Come quello al codice Siope S1302, “Contratti di servizio per trasporto”, o quello al codice S1303, “Contratti di servizio per smaltimento rifiuti”. Ma soprattutto la scure si abbatte su “Mense delle scuole” (codice S1334), “Servizi scolastici” (codice S1335) e sul delicatissimo capitolo della “Rete di ricovero in strutture per anziani/minori/handicap ed altri servizi connessi” (codice S1333). I tagli alla spesa degli enti locali ovviamente incidono sulla cassa di Comuni, Province e Città metropolitane, ma inevitabilmente sono destinati a riflettersi sui servizi a disposizione dei cittadini. Se tagli i costi del trasporto locale, è facile che di conseguenza aumentino i prezzi del biglietto della metropolitana o del bus. Se tagli i costi delle mense e dei servizi scolastici, è ovvio che debba scendere la qualità dei pasti e che le scuole siano costrette a chiudere o limitare alcune attività per risparmiare (ad esempio l'apertura di una palestra al pomeriggio). L'alternativa- che qualcuno seguirà è quella di chiedere all'utenza, e quindi ai cittadini, un contributo finanziario per pagare parte dei servizi offerti e tenere lo stesso livello qualitativo. Ancora più delicata la sforbiciata decisa a servizi socio-sanitari come quelli dei ricoveri in residenze sanitarie per anziani, in case protette per minori e nelle strutture che si occupano di persone con gravi handicap. In questi casi è praticamente impossibile ridurre i servizi, che sono essenziali, e per ottenere quei risparmi diventerà necessario aumentare la voce di spesa per i contribuenti. Formalmente si tratta di un taglio alla spesa, ma diventerà un aumento della pressione fiscale e contributiva che eroderà per chi ha bisogno di quei servizi (dalle famiglie con figli in età scolare a quelle che hanno bisogno delle cure e dei servizi sociali per i nonni non più autosufficienti) una parte non irrilevante di quegli 80 euro mensili concessi come bonus dallo stesso decreto legge. Fra le voci di spesa che dovranno essere tagliate ce ne sono altre che rischiano di trasformarsi in un problema sociale non irrilevante, visto che non si tratta di banali acquisti di beni di consumo della pubblica amministrazione. Ancora nella sanità saranno interessati dalla sforbiciata anche i capitoli “Medicinali, materiale sanitario e igienico” (codice S1206) e “Accertamenti sanitari resi necessari dall'attività lavorativa” (codice S1321). Potrà avere rilevanza sociale anche il taglio al capitolo del “Lavoro interinale” (codice S1305). I tagli proposti per altro sono quasi imperativi, perché il governo ha inserito all'interno di quell'articolo del decreto sulla spending review anche una clausola di salvaguardia. Se gli enti locali non caleranno le forbici sui capitoli di spesa sopra elencati, quei soldi attesi saranno comunque presi dal governo centrale che si tratterrà quel che manca dalla quota Imu da riversare ai Comuni o dall'Ipt dovuta alle Province. di Franco Bechis

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