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Caso Calenda, la lettera degli ambasciatori e dei diplomatici contro Matteo Renzi

Giulio Bucchi
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I diplomatici italiani in rivolta contro Matteo Renzi. La gaffe delle statue velate per la visita dell'iraniano Rohani, visto da qualcuno come una maliziosa vendetta da parte della Farnesina nei confronti del premier, potrebbe non essere un caso, perché ora arriva la conferma ufficiale. Due lettere, una firmata da 230 diplomatici in carriera, l'altra da 24 ambasciatori di grado, protestano per la nomina del viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda a rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea. A non andar giù al corpo diplomatico non è tanto l'uomo, quanto il metodo: praticamente mai era stato preferito un politico a un diplomatico di carriera. Tra l'altro, Renzi non era stato tenero con il rappresentante sostituito, Stefano Sannino, giudicato poco combattivo. Uno schiaffo per tutta la categoria.  "Qua è pieno di rissosi" - La prima lettera, come scrive anche il Corriere della Sera, è stata inviata al segretario generale Michele Valensise e al capo di gabinetto del ministro Elisabetta Belloni ed esprime "sorpresa e preoccupazione" per la scelta di Calenda e "il declino di autorevolezza dell'Amministrazione degli Affari esteri". Si chiedeva di rivedere la decisione, ma Renzi ha tenuto duro. Unico risultato: poter incontrare i due destinatari della lettera. Un caso politico, visto che al secondo dei due summit ha partecipato anche il ministro Paolo Gentiloni. Valensise ha spiegato che la designazione di Calenda è da considerare una eccezione, e non la regola. Molti però non sono stati convinti e qualcuno ha anche commentato con amara ironia una battuta di Renzi in persona: "Serviva uno rissoso? Ma qui è pieno di gente rissosa. Il punto è se basta battere i pugni". La protesta degli ambasciatori - Con Renzi i giovani ambasciatori si sono detti "profondamente disorientati": "Non ci si improvvisa ambasciatori, si diventa diplomatici non solo col superamento di un concorso pubblico fra i più selettivi, ma attraverso un percorso di professionalità, responsabilità e continue valutazioni". La scelta di un politico per Bruxelles "equivale a ignorare tutto questo" e per questo "le chiediamo fin da ora una conferma della sua eccezionalità e del fatto che non si avranno in futuro altre nomine politiche". Toni di fatto confermati anche dalla lettera degli ambasciatori di grado, che lanciano un "fermo e pressante appello a contribuire a ristabilire il clima di motivazione, coesione e fiducia, specialmente nelle più giovani generazioni di diplomatici".

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