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Berlusconi: "Tranquilli, io non mollo". Niente richiesta di grazia, tentazione voto entro fine anno

Silvio alla resa dei conti: visto da Benny

Giulio Bucchi
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"Farò sino all'ultimo l'interesse del Paese e degli italiani. Andate avanti con coraggio, io resisto. Non vi farò fare assolutamente brutte figure. Prepariamoci al meglio". E' un messaggio di ottimismo quello che Silvio Berlusconi ha lanciato sabato sera, a sorpresa, a un gruppo di militanti del Pdl riuniti in un gazebo a Bellaria, a pochi chilometri da Rimini. Secondo quanto riferito dall'edizione locale del Resto del Carlino, il Cavaliere avrebbe telefonato al coordinatore del Pdl lombardo Mario Mantovani, in Romagna, facendosi mettere in viva voce per "arringare" i sostenitori.  Niente richiesta di grazia - Al di là dell'episodio, comumque, l'aria che si respira ad Arcore è pesante. Sta maturando la convinzione che dal presidente Giorgio Napolitano non arriveranno aperture per la "agibilità politica" del Cavaliere. Né l'ex premier o i suoi figli hanno intenzione di chiedere la grazia. E dunque? Il futuro del leader del centrodestra è appeso alla volontà del Partito democratico e al suo voto in Senato sulla decadenza da senatore di Berlusconi. Magra speranza, visto l'atteggiamento di tanti esponenti dem (da Speranza a Zanda, fino alla Bindi) che hanno già annunciato la "inevitabilità" del loro "sì" alla decadenza del Cavaliere. Non a caso, Fabrizio Cicchitto spiega in una nota: "Berlusconi è determinante per la tenuta di un governo che giustamente molti di noi auspicano che abbia la durata prevista perché le alternative sono certamente del tutto negative. Ma per far vivere questo governo bisogna essere in due, forse più di due".  Voto entro l'anno? - La data fatidica potrebbe essere il 9 settembre. Da Arcore e da via dell'Umiltà filtra una indiscrezione: non appena il Pd voterà la decadenza di Berlusconi, facendolo fuori dal Parlamento, tutti i ministri del Pdl nel governo Letta si dimetteranno, Angelino Alfano in testa. Di fatto, sarebbe la fine delle larghe intese. E dopo? Fino a poche ore fa l'ipotesi più accreditata sembrava essere quella di un "governo di scopo", che traghettasse alle urne nella primavera 2014 dopo aver approvato la legge finanziaria e la riforma elettorale. Ma ora, nell'entourage di Berlusconi, si torna a parlare apertamente di voto anticipato già entro l'anno. Strada strettissima, non tanto per i tempo quanto per la volontà di Napolitano di non sciogliere le camere prima di aver cancellato il Porcellum. Ma il Cav vuole andare al voto anche con questo sistema elettorale, e i "falchi" spingono anche sul fattore "martirio giudiziario". Forzare la mano significherebbe rompere in maniera clamorosa con il Quirinale. L'impressione, però, è che tutto possa succedere. di Claudio Brigliadori    

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