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Pdl, la guerra tra falchi e colombee il destino politico di Silvio

Berlusconi triste: visto da Benny

Matteo Legnani
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Silvio Berlusconi di illusioni non se n'è mai fatte. Da Letta non si è mai aspettato nulla, dal Pd neanche a parlarne. E l'ultima delusione gli è arrivata da Napolitano, con quella nota sciapa con cui il Capo dello Stato si è messo i panni di Ponzio Pilato. L'incontro Letta-Alfano di ieri, per lui, era solo una formalità nel senso che sapeva non avrebbe portato a nulla. Più che altrove, lo sguardo del Cav si è in questi giorni allungato sui suoi. Sui ministri e sui parlamentari del Pdl, a molti dei quali avrebbe telefonato personalmente. Per sondarne gli umori e per spronarli alla battaglia. "Siate pronti per il meglio" ha poi scritto sul suo profile Facebook.  Perchè un conto è essere affondato dagli storici nemici del Pd (solo per convenienza alleati nelle larghe intese). Un altro è vedere i suoi far da stampella a un Letta-bis. Ieri, l'ex portavoce di Bersani Alessandra Moretti, complice Repubblica, ha messo il dito nella piaga, facendo i nomi di tre o quattro ministri che sarebbero pronti a seguire il premier in un governo-bis (dato per scontato che Napolitano non intenda assolutamente sciogliere le Camere e portare di nuovo il Paese alle urne). Ed è possibile che qualcuno dei ministri azzurri stia considerando l'ipotesi di restare a Palazzo Chigi mettendo fine alla fedeltà nei confronti del Cavaliere. Ma quel che più il fondatore del Pdl teme è il tradimento in massa dei "peones", che potrebbe materializzarsi quando l'Aula del Senato voterà sarà chiamata a esprimersi sulla decisione della Giunta per le elezioni (che verosimilmente voterà per la decadenza di Berlusconi dal Senato).  Ed è lì che si misurerà davvero la presa che il fondatore del Pdl ha ancora tra i suoi: se a "tradirlo" votando con l'altra parte saranno quattro gatti, lui potrà continuare a fare il leader, qualunque sia il suo destino: servizi sociali, domiciliari, carcere.  I nomi - In un retroscena tratteggiato oggi dal Messaggero emergono i nomi di Gaetano Quagliariello molto vicino a Giorgio Napolitano, di Maurizio Lupi, definito "ciellino supegovernista, più in sintonia con Enrico Letta nuovo divo del Meeting di Rimini che con il poeta Sandro Bondi i quali sono oggetto passivo della sindrome del tradimento che impazza nel cerchio magico berlusconiano. C'è poi il ministro Nunzia De Girolamo che era stata messa nella lista della Moretti tra i possibili traditori, ma lei ha già risposto piccata alla Moretti. Il Messaggero include nell'elenco anche Renato Schifani che "a suo tempo, quando Berlusconi pareva finito, scrisse una lettera al Foglio il 7 giugno del 2012 dicendo che si trattava di una fase inesorabile che non consente più comodi silenzi né strumentali arroccamenti". Potrebbe recuperare le vecchie parole? si domanda il quotidiano romana. Ma Schifani ha prontamente smentito: "C'e' un quotidiano romano che ipotizza smottamenti e cedimenti nel gruppo del Pdl del Senato e questo quotidiano fa anche il mio nome ma sono ipotesi che indignano me e i senatori del gruppo citati nell'articolo e che non aiutano certo a svelenire il clima", ha detto il capogruppo del Pdl in Senato ospite di Radio Anch'io. "Il Pdl e' unito e compatto piu' che mai intorno a Silvio Berlusconi". Il Senato - Il Messaggero cita un berluscone del Seanto che dice: "Letta verrà in aula a dire: mi dovete sfiduciare in Parlamento. E tra noi quasi tutti, quasi ottanta su noventa tranne i fedeli a prescindere sarebbero pronti sotto sotto a un Letta bis senza Silvio con dentro i 5 Stelle". Forse 80 sono troppo, scrive il Messaggero, ma perfino il Senato considerato dal Cav un fortino, dove in teoria dovrebbero esserci i fedelissimi potrebbe trasformarsi nella "culla delle colombe. Le quali cercheranno spazio in lista elettorale quando sarà e dentro o fuori la nuova Forza Italia sotto le ali di Alfano. Se Alfano regge nel non piegarsi troppo all'ardore berlusconiano". 

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