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Emendamento reato clandestinità, Grillo pone regole a parlamentari M5s: il programma si modifica ogni 5 anni

Roberto Procaccini
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Veloce come la rete? Istantaneo come un messaggio in chat? Macchè. Beppe Grillo, pur di avere il Movimento saldo nel suo pugno, lo vuole come un piano economico sovietico: quinquiennale. Il leader dei 5 stelle, dopo lo scontro con i suoi senatori per l'emendamento sull'eliminazione del reato di clandestinità, detta le regole. "Se nel programma un argomento non è contemplato, non si fa niente - è il succo del suo intervento - e se c'è da modificare il programama, lo si fa una volta a legislatura". Quindi una volta ogni cinque anni.  Il vademecum - Se l'accusa del leader ad Andrea Cioffi e Maurizio Buccarella (primi firmatari dell'emendamento) è di aver preso "una decisione personale" su un argomento non discusso nel Movimento, il passo successivo di Grillo non poteva essere che imporre ai suoi un metodo per la modifica del programma elettorale. Uno: l'eletto è un portavoce che ha il solo compito di attuare il programma (si ricordi di non prendere mai l'iniziativa, si legge tra le righe). Due: se nel dibattito pubblico emerge un tema nuovo, il parlamentare grillino si limita a riportarlo nell'assemblea 5 stelle e attenderne la delibera. Tre: qualsiasi cosa decida il Movimento, la nuova posizione verrà adottata nel programma solo per la successiva campagna elettorale. Cioè: i parlamentari grillini sono invitati ad astenersi dagli argomenti di attualità, perché la risposta del Movimento arriverà cinque anni dopo. Fulmineo come il web, appunto. Tenere duro, magari - In attesa dell'assemblea congiunta dei parlamentari 5 stelle alla Camera, pare che i senatori siano intenzionati a tenere duro sull'emendamento causa dei patemi del giorno. E in più Andrea Cioffi ci tiene a precisare che la questione clandestinità era stato discussa lunedì dal gruppo Senato ("e nessuno ha alzato la mano per dire no", ricorda). Ma se Grillo ha sconfessato lui, Cioffi non è ancora pronto a sconfessare il grande capo: "Mi atterrò alla maggioranza. Noi abbiamo un regolamento, e io mi attengo sempre a quello".

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