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Stadio della Roma, Virginia Raggi coinvolge Alfonso Bonafede: il crollo davanti ai giudici

Matteo Legnani
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In gergo militare si chiama "fuoco amico". E' quando un tuo compagno ti spara contro, per errore. Ma in politica può avere un altro senso: scaricabarile. E' quello che ha fatto ieri alla procura di Roma la sindaca Virginia Raggi, dalla quale i pm volevano sapere come fosse nato il rapporto tra lei e Luca Lanzalone. La sindaca, che non è certo nota per il suo sangue freddo, nè per la sua sagacia, non ha trovato di meglio (d'altra parte era sotto giuramento) che sparare ad alzo zero contro due "big" del suo stesso partito, trascinando così nella melma romana di tangenti e arresti legata alla costruzione del nuovo stadio della Roma anche il governo appena nato. La Raggi ha infatti puntato il dito contro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e contro il collega ai Rapporti col Parlamento, Riccardo Fraccaro. Una serie di dichiarazioni, quelle rese dalla Raggi, dal contenuto analogo all'intervista che aveva rilasciato giovedì a Porta Porta, su Raiuno: "Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede all' epoca facevano parte del gruppo Enti Locali del Movimento, che avevano il compito di supportare i Comuni. Vennero a darci un supporto perché all' indomani dell' arresto di Raffaele Marra (per corruzione, ndr) ci fu uno scossone in Consiglio comunale, e ci presentarono Luca Lanzalone. Lui ci ha aiutato tantissimo a capire come stavano le cose sulle cubature". Leggi anche: Dramma Luigi Di Maio: la Raggi va da Vespa e lo sputtana davanti a tutta Italia

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